UN GIORNO SPECIALE PDF Stampa E-mail
VITA PARROCCHIALE - catechesi

Riflessione religiosa sul tempo liturgico a cura di don Gianluca Padovan

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Anche se il mese di Novembre è appena a metà, già cominciano a spuntare intorno a noi, nelle vetrine e alla televisione, i segni del Natale che si avvicina, e già molti stanno riempiendo le agende con i programmi per l’ultimo dell’anno.

Una festa importantissima, da preparare con largo anticipo, nella quale molti, soprattutto giovani, investono soldi e tempo per far sì che diventi uno “sballo” indimenticabile. Perché, lo sappiamo, è importante concludere degnamente il 2009 e cominciare il 2010 con il piede giusto.

Anche la Chiesa si prepara al suo Capodanno. L’anno liturgico, cioè l’insieme delle feste che celebriamo, durante il quale abbiamo letto il Vangelo di Marco, volge al termine. Domenica prossima sarà l’ultima, poi l’Avvento segnerà l’inizio di un anno nuovo, benedetto come sempre dalla grazia della venuta di Gesù nel mondo.

Anche la Chiesa propone a tutti noi di prepararci a festeggiare degnamente il passaggio ad un nuovo anno di fede, e già da oggi ci propone delle letture che raccontano della fine: la fine del mondo! E quanto anche al mondo di oggi piace parlare della propria fine, ed immaginarla come una catastrofe immane, costellata di effetti speciali, di eroi, di avventure e disperati tentativi di scamparla. Sembra quasi che il mondo sia affascinato dall’idea della propria fine!

Ma non è questa la fine che il Signore promette. Le Scritture non raccontano la fine del mondo, ma il compimento della Creazione. Non una fine, ma il compimento di un’opera iniziata da Dio, portata avanti da Lui e che finalmente Lui realizza pienamente. E lo fa con la salvezza. La fine non è condanna, non è distruzione, è salvezza.

Non è la perdita di tutto quanto, è anzi l’incontro con Gesù, con il nostro Signore, con Colui che ha dato la sua vita per noi, che ha offerto se stesso per renderci santi. Accogliamo l’invito della Chiesa, prepariamoci all’ultimo giorno, perché non sappiamo quando verrà, e certamente ci coglierà all’improvviso, e sempre un po’ impreparati.

Ma non aspettiamo la fine, aspettiamo il compimento.

Contempliamo la bella immagine della parabola di Gesù: un albero di fico, che dopo il freddo dell’inverno si scalda, diventa tenero, germoglia e si prepara a dare frutto. Così è il compimento della Creazione che Dio immagina e desidera. Tribolazioni, catastrofi, guerre e dolori, fanno già parte della storia quotidiana di questo nostro mondo, non c’è bisogno di inventarsene delle altre da temere. L’ultimo giorno, il Giorno del Signore, non sarà il Dies Irae, ma il giorno della misericordia, il giorno che metterà fine alle guerre, che si getterà alle spalle per sempre ogni tribolazione, che farà piazza pulita di tutto quanto ha sporcato il mondo, la storia e le nostre vite.

Resterà il tepore della tarda primavera, ricco di profumi, di colori e di promesse.

Resterà il sorriso del nostro Signore, resteranno le sue mani tese verso di noi, resteranno le sue parole di amore e di perdono, di fiducia e di conforto. Resterà lo splendore di coloro che hanno vissuto con lo stesso amore di Cristo, e lui, Gesù, splenderà al di sopra di tutti con il calore e la luce di un intramontabile mezzogiorno d’estate.