Domenica 22 Novembre 2009 FESTA DI CRISTO RE PDF Stampa E-mail
VITA PARROCCHIALE - catechesi


Settimanalmente proponiamo una riflessione sul tempo liturgico a cura di don Gianluca Padovan coaudiutore della Parrocchia di S. Clemente di Valdagno. Domenica 22 novembre ultima dell'anno liturgico è anche Festa di Cristo Re

(di don Gianluca Padovan) Quella di oggi è l’ultima domenica dell’anno liturgico, l’ultima festa che conclude un anno di cammino con il Signore. Per questo la Chiesa guarda oggi alla fine, al compimento dell’intera storia del mondo: e ciò che sta alla fine di tutto è Cristo, il Signore, il Re dell’Universo.
Questo è il compimento annunciato dai profeti: alla fine, ogni creatura si inchinerà davanti al Signore Gesù, e tutto andrà letteralmente “come Dio comanda”.


E qual è la volontà di Dio? Qual è la legge di questo Re che deve governare tutto e tutti? Per nostra fortuna, non è una legge simile a quelle a cui siamo abituati, non è una legge per favorire gli interessi di alcuni a scapito di altri, né per garantire i privilegi o spaventare e dominare con la forza.
La legge di Cristo è stata scritta da Lui con il suo stesso sangue, ed è la legge della salvezza, il grande condono che libera da ogni peccato. Davanti al Re dell’Universo, non esiste colpa che non possa essere perdonata, non esiste peccato che non possa venire dimenticato.

Perché Gesù è il Re della verità.

E l’unica verità che dura per sempre, è che noi siamo figli di Dio, creati dal Padre, redenti dal Figlio e santificati dallo Spirito Santo. Questa è la verità. Il peccato, le colpe, gli atti malvagi e gli errori che commettiamo ogni giorno, questi non sono la verità. Noi non siamo così, e se ci comportiamo in modo cattivo stiamo tradendo anzitutto noi stessi. Perché siamo stati creati per il bene, per la luce, per l’amore.

Questa è la verità testimoniata da Cristo: che l’uomo, ogni uomo, e dunque ciascuno di noi, non è un essere cattivo che merita solo la condanna, anzi. L’uomo è buono, creato da Dio con amore, reso capace di amare, degno di essere tanto amato da dare la vita per lui. E così ha fatto Gesù, il Signore e il Re: lui che ci conosce tutti, che vede nel cuore di ognuno di noi, non si ferma all’apparenza. Lui ci guarda, ci conosce, e ci ama, ci ama così tanto da aver dato la sua vita, da aver sofferto ed essere morto per noi.

Questo è il nostro Re: colui che per primo ha dato tutto quanto aveva, ha dato se stesso per amor nostro. Per noi, allora, essere i servi di questo Re, anzi essere i suoi fratelli significa mettere in pratica la stessa fiduciosa consegna: impariamo da lui ad avere il suo stesso sguardo. Impariamo a guardare il mondo, e soprattutto i nostri fratelli, con lo sguardo del Re. Quello sguardo regale che sa scendere nelle profondità dei cuori, che sa scoprire le sofferenze segrete e compatirle, che sa discernere gli errori in buona fede, che sa aver fiducia anche quando umanamente c’è solo da disperare.
Questo è lo sguardo del Re, che dall’alto del suo trono vede il mondo da una prospettiva diversa: lo vede con la tenerezza di un padre, col desiderio di un innamorato, con la generosità di chi vuole prenderselo tutto a cuore.

Ascoltiamo la voce del Signore, ascoltiamo la sua chiamata, riconosciamo la nostra vocazione: siamo fatti per amare, per darci completamente agli altri, per essere al loro servizio. E scopriremo così che servire Cristo significa regnare con lui, che il trono di Dio è la croce, che il suo potere è la forza di mettere tutto a disposizione dei fratelli.

A questo punto, siamo pronti a regnare con Cristo al servizio del mondo?