VOLPI LUCCIOLE E CIELI PERDUTI - Pagina 2 PDF Stampa E-mail
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VOLPI LUCCIOLE E CIELI PERDUTI
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 Coda Rossa guardava incuriosita e perplessa; gli uomini parlavano un linguaggio che non capiva: la scatola magica si chiamava PC e le immagini che rifletteva erano chiamate frames e venivano esaminate attentamente per rilevare la presenza di supernove... Comare volpe si fermò per un po’ ad ascoltarli senza capire niente, poi si strinse le spalle perplessa e si allontanò. Come facevano gli uomini a cacciare le stelle, si chiese dubbiosa e poi dove le custodivano, visto che la stanza le era sembrata abbastanza piccola. Ma, soprattutto, dov’era il gigantesco albero di ferro di cui tanto aveva sentito parlare dagli animali del bosco? 
Aguzzando la vista, Coda Rossa scorse una scala che conduceva al piano superiore della torre.    Decise di arrampicarsi, ma temendo di inciampare e quindi di fare qualche rumore che avrebbe potuto attirare gli uomini, uscì per chiamare le lucciole che continuavano a danzare spensierate sui prati lì vicino. 

 Incuriosite dal racconto di comare volpe, le lucciole non si fecero pregare due volte e interruppero il loro ballo per salire con lei all’interno della cupola che conteneva il misterioso strumento usato dagli uomini per cacciare le stelle. Salirono la scala che conduceva al piano superiore dell’osservatorio senza fare il minimo rumore. 
Le lucciole aiutarono la volpe a salire illuminando i suoi passi su per le scale, e alla fine giunsero all’interno del misterioso occhio di ferro che se ne stava spalancato verso il cielo stellato. Al centro della stanza si ergeva sopra una colonna di cemento lo straordinario albero di ferro che si protendeva verso lo spicchio di cielo aperto sopra la cupola, come fanno gli alberi quando innalzano i loro rami verso il sole per catturare la sua luce ed il suo calore. Così faceva il misterioso albero di ferro, che aveva una curiosa forma cilindrica e una serie di aste applicate intorno al tubo metallico. 
La volpe girava tutt’intorno alla colonna fremente di curiosità perché non poteva arrampicarsi e osservare più da vicino il misterioso albero e invidiava le lucciole che invece potevano svolazzargli intorno e ammirarlo più da vicino. 
L’albero misterioso in realtà era un grande telescopio nero e azzurro formato da un cilindro metallico che conteneva due specchi, uno concavo e uno convesso, in grado di catturare la luce delle stelle. 

 La parte superiore del cilindro era saldamente agganciata a due aste di acciaio che le lucciole e la volpe avevano scambiato per dei rami. Sulla parte inferiore del cilindro erano stati montati dei pesanti bilancieri che servivano a mantenere in equilibrio il telescopio nella posizione stabilita dagli uomini, che facevano ruotare lo strumento seguendo la direzione dei quattro punti cardinali per orientarsi nel cielo. 
Un piccolo tubo che sporgeva come una sorta di uncino, costituiva l’oculare e lì dentro gli uomini appoggiavano delicatamente uno dei loro occhi per guardare attraverso il telescopio le meraviglie dell’universo. 
Poi all’improvviso la cupola si mosse ruotando sulla cremagliera provocando un rumore assordante, tanto che la volpe e le lucciole fuggirono giù per le scale terrorizzate. Poi d’un tratto la cupola si fermò e fu la volta del telescopio che invece si mosse con un leggero ronzio. 

 Quando tutto tacque gli animali tornarono su a osservare il gigantesco telescopio, ma ancora non erano riusciti a capire come facevano gli uomini a catturare le stelle. Le lucciole si arrampicarono sulla parte superiore del telescopio e guardarono dentro il grande specchio che luccicava illuminato dalla luce delle stelle, chiedendosi l’un l’altra cosa fosse. 
Rapite dalla curiosità, non si accorsero che gli uomini al piano di sotto avevano notato sullo schermo del loro computer quelle strane luci che danzavano sullo specchio del loro telescopio; le due strutture erano state infatti adeguatamente collegate, così da consentire agli astrofili di osservare il cielo e scrutare meglio quello spazio infinito al fine di incrementare le loro ricerche, tra le quali rientrava anche la scoperta di supernove, cioé di stelle che morendo esplodevano nel cielo. 

Tale fenomeno era un evento raro ed eccezionale e talvolta la luce irradiata da quell’esplosione si poteva ammirare per giorni nel cielo anche ad occhio nudo. Gli astrofili lavoravano a quel progetto da diverse notti e quando videro quelle strane luci danzare nello schermo subito furono presi dal panico credendo di aver scoperto quanto cercavano, ma poi la delusione cancellò l’euforia del momento, quando capirono che si trattava di innocue lucciole. 
Scocciati e innervositi dalla inopportuna intrusione, uscirono dalla sala dove si trovava la centrale di controllo del telescopio e salirono al piano superiore. Udendo i passi degli uomini su per le scale, la volpe e le lucciole furono prese dal panico. Quest’ultime volarono via volteggiando leggere fuori dalla cupola, mentre la povera volpe sentendosi in trappola cercò rifugio in un angolo buio della stanza e sperò di non essere vista. Nel vano tentativo di nascondersi, urtò contro qualcosa di contundente che provocò del rumore. Gli astrofili accesero dei piccoli fari posti all’interno della cupola e videro la povera volpe rannicchiata in un angolo paralizzata dalla paura.