Valdagno: percorsi di Pace e Giustizia PDF Stampa E-mail
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VALDAGNO, CITTÀ DEL MONDO
Il 6 maggio voteremo per il rinnovo dei Consigli comunali, provinciali e regionali, quindi anche per il rinnovo del Consiglio comunale di Valdagno.
Ci apprestiamo al voto, avendo a cuore la crescita democratica, il miglioramento economico e della qualità della vita di noi tutti. Ma i monti che chiudono la nostra Valle non ci devono impedire di vedere Valdagno proiettata su di uno scenario mondiale, dove anche i mutamenti recenti ci mostrano la interdipendenza di popoli e Paesi, la corresponsabilità per la sopravvivenza della vita stessa sul pianeta terra.
Desideriamo proporre alla riflessione dei Valdagnesi e delle forze politiche, sociali, economiche, culturali alcune considerazioni ed una proposta.

NORD E SUD
Lo sfruttamento e la dipendenza politica ed economica che gli stati ricchi del nord del mondo (e tra questi c'è l'Italia) attuano nei confronti dei paesi poveri del sud del mondo comportano immensi guasti: il mancato rispetto dei diritti umani con le torture e gli omicidi compiuti da governi sostenuti dal nord del mondo; la denutrizione di larghissime fasce di popolazione e la morte per fame; la mancanza di alloggi e la proliferazione di baraccopoli; la mancanza di lavoro e le condizioni disumane in cui vive anche chi lavora; la distruzione degli ambienti naturali; lo sperpero delle risorse; l'inquinamento delle industrie pericolose, non più volute da noi; l'imposizione di una unica cultura, quella del nord ricco e dissipatore; l'omologazione delle differenze.
Tutto questo accade anche per causa nostra, perché accettiamo e sosteniamo l'attuale modello di sviluppo e di produzione, che a noi permette un alto livello di consumi, ma ad altri popoli causa quel terribile insieme di sofferenze che abbiamo elencato. Basta citare alcune cifre: il 17% della popolazione mondiale (il nord) consuma il 70% delle ricchezze disponibili, mentre al restante 83% della popolazione (il sud) rimane solo il 30% delle risorse. In breve noi ce la spassiamo lasciando le briciole della torta e il conto da pagare agli altri popoli.
Come persone siamo turbati e ci interroghiamo su questi fatti; siamo però consapevoli che anche un cambiamento radicale del nostro stile di vita individuale lascia intatti i meccanismi di sfruttamento e di produzione di ingiustizia, collettivi e strutturali.
Per questo chiediamo che Valdagno, nell'ambito delle cose possibili, si faccia carico delle ingiustizie patite e delle sofferenze arrecate al sud del mondo.
Perché questo non resti solo un bel proposito, abbiamo formulato un progetto di minima, una prima lista di cose da fare, che possono incominciare a sviluppare a Valdagno il senso di concittadinanza mondiale, di interdipendenza tra i popoli e di condivisione reale con chi soffre anche a causa nostra.
È giusto progettare abbellimenti, nuovi servizi sociali e culturali per la nostra città, ma è anche indispensabile far conto di quello che accade appena oltre il nostro orizzonte.

 

UN PROGETTO
II progetto che proponiamo si articola in due punti che sono anche i due valori su cui vorremmo vedere fondata la politica cittadina: l'accoglienza e la solidarietà nella prospettiva del dialogo.
Accoglienza. Per prima cosa ci sembra importante capire perché tante persone del sud dei mondo, uomini, donne, bambini vengono in Italia, che cosa cercano, che cosa si aspettano, quali cambiamenti producono. Il porci queste domande non ci esime contemporaneamente dall’accogliere coloro che giungono a Valdagno, rendendo disponibili in città pari opportunità per tutti quelli che ci abitano; pensiamo infatti che diritti e doveri debbano essere garantiti e rispettati indipendentemente dalla nazionalità.
Suggeriamo anche alcune cose concrete da realizzare, naturalmente con la piena corresponsabilità dei cittadini terzomondiali: mettere a disposizione case di prima accoglienza e case per la sistemazione definitiva (l'emergenza casa o comunque un problema impellente per tutti); organizzare corsi scolastici per bimbi ed adulti; garantire l'assistenza medica; dare la possibilità di mantenere i loro legami culturali e prevedere luoghi di riunione dove possano comunicarci la loro cultura, con reciproco grande arricchimento (giornali e libri dei Paesi di origine in biblioteca, traduzioni delle loro opere letterarie, luoghi per la comunicazione delle loro forme d'arte, informazione per gli insegnanti e gli educatori sulle loro culture...).
Solidarietà. L'altra cosa urgente da fare è pensare a forme di restituzione di ciò di cui noi disponiamo "di più", regalatoci anche dallo sfruttamento dei terzo e quarto mondo. Pur consapevoli che i problemi hanno cause strutturali di dimensioni planetarie, proponiamo che anche Valdagno, come primo passo di assunzione di responsabilità, attui un gemellaggio con una città del sud del mondo: un "esperimento di vicinanza" che preveda un nostro contributo anche concreto alla risoluzione dei problemi di questa città; che sia - sostanziale e non formale; che coinvolga, oltre alle istituzioni, le associazioni giovanili, le imprese, la protezione civile, i gruppi culturali, ecc... Sarà necessaria una fase di profonda conoscenza reciproca, di ascolto delle diverse realtà per poi arrivare a gestire insieme dei microprogetti indirizzati allo sviluppo materiale e allo scambio culturale. Alcune possibili modalità sono state sperimentate con successo da organismi di cooperazione internazionale non-governativì.

 

NUOVA MENTALITÀ Tutto questo però con tre attenzioni: la prima, non siamo noi a donare qualcosa, ma è solo ridare ciò che non è nostro. La seconda, con questa realtà diversa dalla nostra bisogna dialogare, sapendo che ci arricchiremo di modi diversi di vedere la vita, di modi diversi dì risolvere i problemi. Insomma di una cultura diversa, La terza, le risorse per operare devono venire da un nostro cambiamento di stile di vita privata e pubblica, A questo proposito sì deve imporre uno stile dì austerità e di qualificazione della spesa pubblica, con un controllo rigoroso del bilancio comunale; sono necessari una lotta decisa alla evasione fiscale e un recupero delle risorse sprecate. Per esempio non sono impossibili una raccolta differenziata e un riciclaggio dei rifiuti, in tempi brevi. Coinvolgendo l'intera città in questo progetto, pensiamo possa affermarsi ia partecipazione critica alla gestione della cosa pubblica, il coinvolgimento nel funzionamento delle istituzioni e possa crescere ed estendersi una cultura sensibile alla mondialità. Un ulteriore effetto potrà essere lo svilupparsi della capacità di progettare insieme tra partiti diversi. con le associazioni e i movimenti, le forze economiche e sindacali, superando le barriere, le chiusure e le diffidenze che interessi, spesso egoistici, provocano. Assumere le nostre responsabilità di fronte alle altrui sofferenze può diventare una eccezionale opportunità per imparare a lavorare insieme sugli obiettivi che veramente contano e che possono qualificare la nostra vita comune, arricchendola dei valori di solidarietà, apertura, corresponsabilità ed alterità, vissuti e non solo i affermati. Uno strumento operativo che potrebbe dare un contributo efficace per realizzare questi progetti è il "Comitato permanente per la pace", istituito con delibera comunale ed ispirato ai principi affermati nella legge regionale n, 18 del 30/3/1988, Come gruppi di impegno ed associazioni proponiamo queste riflessioni e questo progetto alla considerazione di tutti i concittadini e alla attenzione di tutte le forze politiche che stanno in questo momento preparando i programmi per le elezioni dell’8 maggio 1990. È nostra speranza che non cada tutto nel silenzio, ma che anzi si sviluppi in città e nelle forze politiche un dibattito in grado di far emergere concreti progetti per il prossimo quinquennio amministrativo. Attendiamo contributi da tutti ed impegni precisi nei programmi dei partiti e dai candidati alle elezioni.
Commissione “Giustizia e pace” dì S. Clemente, gruppo Rio, gruppo famiglie 2 e 7, gruppo animatori Oratorio don Bosco, Agesci Valdagno 1, Terz’Ordine francescano, Organizzazione Mato Grosso, Movimento cristiano lavoratori, Obiettori fiscali alle spese militari

Tratto da La Voce dei Berici, domenica 21 Gennaio 1990, p.13