IL TRAFORO DELLO ZOVO, DIECI ANNI DOPO - Pagina 2 PDF Stampa E-mail
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Sabato 26 Dicembre 2009 11:15
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IL TRAFORO DELLO ZOVO, DIECI ANNI DOPO
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Ricordare quindi l’entusiasmo, la folla in festa, l’euforia collettiva di quel fatidico 3 luglio 1999 - quando si inaugurò il tunnel - può essere utile per recuperare un’idea ancora valida, per riprendere un cammino politico-amministrativo di largo respiro strategico. “La bici ve l’abbiamo data: adesso mettetevi a pedalare. E che bici vi mettiamo a disposizione. Di quelle ad alta tecnologia, scorrevoli, da record. Basta imparare a sfruttarla per quelle che sono le sue caratteristiche. E darsi una mossa.” 

Così la stampa di quei giorni, riportando l’esortazione rivolta agli amministratori locali dalle istituzioni e dagli imprenditori, dagli esponenti di categoria e dal mondo del lavoro. “La cornice in cui abbiamo operato sinora sparirà. Avremo uno strumento tale che ci consentirà un’accelerazione sorprendente. Penso alle amministrazioni comunali, non solo a quelle scledense e valdagnese, ma anche a quelle degli altri comuni delle valli, ed oltre. Ogni analisi amministrativa non potrà prescindere dal processo di integrazione. Ogni problema dovrà essere valutato in una logica più ampia, in un’ottica completamente diversa”. 

Le affermazioni di Giuseppe Berlato Sella - allora sindaco di Schio - esprimevano sia la giusta soddisfazione di un protagonista di tutta la vicenda storica del traforo, sia la visione strategica di un amministratore abituato a “guardare avanti”. Guardare avanti, in quel 3 luglio 1999 era vedere con il traforo la realizzazione di un polo dell’alto vicentino, una città diffusa da oltre duecento mila abitanti, in grado di creare nuove opportunità e assumere un ruolo considerevole in ambito regionale. 

Gli faceva eco il sindaco di Valdagno, Lorenzo Bosetti: “Il traforo non è sufficiente a sviluppare da solo l’integrazione economica, culturale e sociale delle due vallate. È un punto di partenza di un lungo processo che vedrà il suo compimento quando l’opera sarà considerata naturale. Come se ci fosse sempre stata”. A rileggerle ora, a distanza di un decennio, sono affermazioni che risultano tuttora valide. 

Da parte sua, l’allora presidente del Consorzio per l’integrazione, arch. Emanuele Zordan, riassumeva il senso di una impresa portata felicemente a compimento in quel sabato 3 luglio ‘99. “Le comunità dell’Alto Vicentino vivono uno storico evento. L’inaugurazione del traforo Schio-Valdagno segna il compimento di un’aspirazione secolare, riformulata in termini radicalmente innovativi ed avviata a realizzazione tra la fine degli anni ottanta e l’esordio dell’ultimo decennio. Con forte tensione progettuale, i promotori del traforo hanno visto in quest’opera non tanto un’infrastruttura viabilistica, quanto un potente strumento per valorizzare la straordinaria ricchezza e complementarietà di risorse ambientali, culturali, sociali ed economiche della vasta area altovicentina. Scledensi e valdagnesi hanno scelto la strada della cooperazione convinti che unirsi significava crescere assieme per superare annosi limiti allo sviluppo ed affrontare con maggiori probabilità di successo le sfide dei nuovi scenari competitivi. I lavori del traforo, iniziati il 15 luglio 1991, sono giunti ad una prima tappa di forte impatto emotivo il 15 giugno 1996, data dei festeggiamenti per la caduta dell’ultima barriera di roccia in galleria. Oggi, con l’apertura di Schio-Valdagno Pass, il Consorzio per l’integrazione urbana e territoriale di Schio e Valdagno può considerare assolto il primo e più importante compito per cui venne costituito dai due Comuni nove anni or sono: gestire i rapporti con la concessionaria incaricata di realizzare il traforo e promuovere il processo di integrazione tra le due Città. Schio-Valdagno Pass è una delle opere più importanti ed innovative realizzate in Veneto negli ultimi decenni”. 



Ultimo aggiornamento Sabato 26 Dicembre 2009 11:22