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VITA PARROCCHIALE - catechesi

(Commento al Vangelo della Domenica 10 gennaio)

Siamo arrivati alla fine del tempo di Natale, e questa è l’ultima domenica in cui vestiamo di bianco, il colore della luce che si è accesa per noi nella stalla di Betlemme. Questo è il giorno in cui siamo chiamati ad alzare la voce, per lanciare lontano il grido di gioia del Natale: sì, non siamo soli, non siamo abbandonati, perché Dio stesso ha deciso di scendere in mezzo a noi per diventare nostro compagno, amico e fratello.

 

Penso così a tutti coloro che andavano a farsi battezzare da Giovanni al Giordano, a quegli uomini e a quelle donne che ascoltando la Parola di Dio si accorgevano di non aver vissuto bene, si rendevano conto di avere messo molte cose tra sé e Dio, di essersi allontanati da Lui. E così con vergogna, e anche con paura, si avvicinavano chiedendo un battesimo che li perdonasse, che in qualche modo li mettesse in grado di ricucire il rapporto con il Signore. Uomini e donne con una grande sete di Dio, con un immenso desiderio di non essere più soli a fronteggiare la vita e le sue durezze.

Ed ecco la sorpresa: a quegli uomini e a quelle donne viene fatto un grande annuncio, lo stesso che riecheggia anche nelle letture precedenti, che la tribolazione è finita, che il tempo dell’angoscia e della paura si è concluso, perché non sono più soli. Ora la vita non è più un tempo per soffrire e per perdersi, ma ogni giorno è il giorno buono per essere salvati, ogni esperienza racchiude un’occasione per incontrare Dio. Perché Lui non è lontano, si è fatto vicino, ha coperto con un balzo tutta la distanza che mai potremmo mettere fra noi e Lui. Proprio là, in quella profonda gola tra le rocce che è il letto del fiume Giordano, uno dei punti più bassi della terra, Dio ha aperto il cielo e si è abbassato tanto da stare in mezzo all’acqua con i peccatori.
Gesù si fa battezzare insieme con coloro che avevano rotto con Dio, e diventa il segno più grande dell’immenso desiderio del Padre di riabbracciare tutti i suoi figli. Gesù non disprezza i peccatori, non si fa impressionare dal peccato, non si vergogna di essere confuso con chi ha peccato; Gesù vuole stare insieme a noi, ad ogni costo!

Ricordiamolo, quando la vita ci porterà in qualche gola profonda, quando il cielo ci sembrerà più lontano e irraggiungibile, tanto da pensare che neppure Dio ormai c’entra più nulla con noi e siamo irrimediabilmente soli: proprio nel punto più basso e lontano Dio appare e si mostra presente, per non lasciarci mai a noi stessi. Lui c’è, è coinvolto, rischia con noi, diventa nostro fratello perché anche noi condividiamo la sua stessa eredità, l’eredità del Figlio di Dio che è la vita eterna.

Impariamo dal cielo che si apre sopra i peccatori, per dare loro speranza: impariamo ad aprire anche noi il cuore, le braccia, le porte delle nostre case, accettando di abbassarci per essere vicini a coloro che la vita ha schiacciato a terra. Impariamo ad essere davvero fratelli di Gesù, comportandoci come lui si è comportato, e diventeremo anche noi un segno bello e invincibile dell’amore di Dio per gli uomini, di quell’amore che gratuitamente, senza badare alle colpe o ai meriti, si fa dolce compagnia per riscaldare i cuori e consolare le lacrime.
(don Gianluca Padovan)