ORDINARIAMENTE STRAORDINARIO PDF Stampa E-mail
VITA PARROCCHIALE - catechesi
Indice
ORDINARIAMENTE STRAORDINARIO
Pagina 2
Pagina 3
Tutte le pagine

Riflessione religiosa settimanale  a cura don Gianluca Padovan della parrocchia di San Clemente di Valdagno

Dio. Pur chiamandolo con nomi diversi, quasi tutti gli uomini credono che esista un Dio. Un Dio che ha creato il mondo, che ha dato inizio a tutte le cose, ci vuole. Altrimenti dovremmo pensare di essere solo il frutto di un caso, di una coincidenza.


Un Dio, poi, deve avere alcune caratteristiche. Deve essere grande, deve essere forte, anzi deve essere il più forte di tutti, l’onnipotente, capace di fare qualunque cosa senza bisogno di nessun aiuto. Perché deve essere proprio lui quello capace di aiutare tutti, altrimenti perché pregarlo?

Ma la parola che abbiamo ascoltato oggi ci svela un volto diverso di Dio, ci racconta di un Dio che sente il bisogno di cercare collaboratori. E di chi va in cerca? Forse dei grandi saggi, dei maestri e dottori, forse degli oratori e dei filosofi? Dio si prende forse come portavoce gli uomini più illustri e potenti? Sarebbe logico. Se i rappresentanti di Dio fossero tutti uomini e donne importanti e degni di ammirazione, quanta più bella figura farebbe il Signore, e quanto più facilmente la sua parola sarebbe ascoltata, se venisse annunciata con il massimo sfarzo!

Ecco allora il primo collaboratore di Dio, il profeta Isaia. Un uomo che non appena incontra il Signore cade nella disperazione, perché si conosce e sa di essere un peccatore, un uomo dalle labbra impure, incapace di dire parole buone e belle. Un uomo che probabilmente parlava per il proprio tornaconto, anziché per il bene del prossimo e per la gloria di Dio. E Dio sceglie lui, non chiama un santo ma un peccatore, un uomo che ha bisogno di essere purificato, perdonato, rimesso in piedi.


Un uomo come noi, che santi non siamo, un uomo che fa una splendida esperienza, quella di essere perdonato e di ricevere l’opportunità di riprovare, di ripartire da zero. E riparte con tutto l’entusiasmo di cui è capace, addirittura gridando: «Eccomi, manda me!».
E così Paolo, anche lui quando viene chiamato è l’ultimo che ci si aspetterebbe, un persecutore, un violento, un uomo che combatte il Vangelo e la fede, addirittura. Come un aborto, cioè come una creatura imperfetta, che non riesce ad arrivare al suo compimento, che resta a metà. Il Signore dimostra di amare in modo particolare questi figli a metà, e li completa con la sua grazia, li sfida a collaborare con lui, a faticare con lui anche oltre le proprie forze, per mostrare loro che lui è presente e li sostiene, che lui completa ciò che a loro manca, se faticano per il bene.


 

Ed infine Gesù, che non chiama scribi e sacerdoti, ma pescatori, e per di più pescatori poco fortunati, forse non proprio da manuale, che hanno bisogno di aiuto anche per fare il proprio lavoro. Gesù sceglie coloro che fanno fatica a fare quello che ci si aspetta, per proporgli un impegno ancora più straordinario. Divino coraggio di una speranza che vede sempre oltre, che osa immaginare un futuro quantomeno improbabile! Dio osa, Dio ci prova, Dio scommette sulla possibilità che noi ci lasciamo coinvolgere anche se non siamo i più adatti.

E questa sfida è per tutti noi, ogni giorno. Non possiamo dire “il Vangelo è troppo difficile”, oppure “essere Cristiani comporta delle scelte impossibili”, o peggio “essere santi è una cosa per pochi fortunati, io sono solo una persona normale”. No, la santità è a portata di mano per tutti, nessuno parte avvantaggiato nella corsa verso la salvezza! Non esiste l’alibi della sfortuna, e neanche quello dell’incapacità, perché siamo tutti ugualmente incapaci davanti alle proposte di Dio. E tutti siamo ugualmente in grado di accoglierle, affidandoci a lui. Non c’è nessuno, per quanto piccolo, che non sia chiamato a fare scelte concrete per annunciare la parola del Signore e viverla in prima persona.
E ricordiamolo, non dobbiamo mai giudicare nessuno inadeguato a camminare con il Signore.

Di certo non siamo perfetti, di certo non abbiamo tante doti straordinarie, ma non serve essere straordinari per essere santi, non c’è bisogno di avere alcuna ricchezza, perché il posto dietro a Gesù non bisogna pagarlo! Basta lasciare tutto ed affidarsi a lui, accettare la sua provocazione. E nessuno è troppo povero o troppo piccolo per questo, in fondo si tratta soltanto di fidarsi con un po’ di coraggio.