-ANDATA E RITORNO VALDAGNO – VICENZA UN VIAGGIO IN VACA MORA - Pagina 2 PDF Stampa E-mail
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-ANDATA E RITORNO VALDAGNO – VICENZA UN VIAGGIO IN VACA MORA
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Ormai il sonno è passato, gli occhi sono vivi, baffi e baffoni di tanto rispetto guazzati di vino e ganasce in lavoro.

Si chiamano, si offrono il bicchiere, attaccano discorsi; qualcuno sbircia in spazzacucina a cercare la serva. Gli astemi rimasti in vettura cominciano brontolare per il prolungarsi della fermata, ma più per invidia, per contrarietà. Gli astemi, le bocche difficili, gli stitici sono sempre pessimi compagni e guastafeste.

L'ambiente è accogliente, di odore vinoso, col camino coi caregoni e un bel fuoco acceso che spande un caldetto casalingo. Accogliente anche la Siora Melia, accogliente anche la serva diciottenne, la Santina di Gambuian, bianca e rossa, bella fresca come « on boccolo de rosa », prosperosa e tondeggiante, di forme sode.

Quasi, quasi vien voglia di non partire più se non fosse perché c'è l'incontro col tale a Vicenza, con tal'altro da Arzignano, per qualche affare da combinare per cui si porta in regalia un pollastro e poi quei fagotti attaccati alle costole che non ti sai come liberare; e conviene al richiamo trombettiero di Ceroni risalire il tram. Proprio adesso che si sta facendo giorno.

I ragazzi non stanno fermi, cominciano agitarsi, vorrebbero abbassare i vetri dei finestrini, guardare fuori, vogliono fare pissin, proprio adesso che il tram s'è rimesso in moto; le femmine li portano in piattaforma, e lì al vento si innaffiano i calzoncini. Fortuna che non si mettono in testa di fare qualche altra .cosa, che allora se ne vedrebbero di belle. Magari anche pretendere di fermare il tram. « Poareto galo da farla in braghe, ciò! Fermare on fiatin poco costa ».

Gli uomini si raccontano le novità, storie e fatti, grassi e piccanti; attraverso il fumo corre la risata. Le donne sono curiose, godono e ascoltano senza voler parere, ridendo, con gli occhi lustri, coprendosi mezza la faccia col « fazzoletton », per ritrosia, dandosi di gomito, sbirciandosi tra loro. Qualche « fiol d'on can » fa la mano morta con la vicina, l'altra lascia fare, con tanto dondoli() finge di non capire.

Qualche donnetta va a Monte Berico per devozione, per un voto, col rosario in mano biascica orazioni. Le mutrie, gli astemi, sono sempre ringhiosi non va bene niente, specie adesso che dà noia il fumo, l'odore di vino e poi... tutto e tutto che non và. Intanto passa via Trissino, la Ghisa, ecco San Vitale.

San Vitalee... per Arzignano, Chiampo si cambia!
Scendono quasi tutti, anche senza bisogno di cambiare, basta che ci sia un posto da bere. Il posto c'è, c'è anche quella coi marroni caldi e i « peri coti », quella stessa di « bela la ua », « fresca la ua » dell'estate, che fra l'altro, poveretta, è finita sotto il tram vittima del lavoro.
   Quattro maroni o una pera cotta e dentro a bere un bicchiere. Ecco i sensali da Arzignano, dalle Tezze, fasciati stretti nel tabaro col bastone penzoloni al braccio e il cappello tirato sugli occhi.

Su tutti, si riparte! Bisogna riguadagnare il tempo perduto e spicciarsi per Vicenza.

Ormai s'è fatto giorno del tutto, ma persiste la nebbia, ai finestrini il paesaggio brumoso passa lento, soffocato. Può succedere, non raramente, anche, che il convoglio abbia un rabbioso stridore di freni della macchina con fischi. Ceroni corre fuori in piattaforma e da di mano alla « macanìca », il freno a mano di emergenza della carrozza aiutando così quella della macchina e tutto si ferma.