-ANDATA E RITORNO VALDAGNO – VICENZA UN VIAGGIO IN VACA MORA - Pagina 4 PDF Stampa E-mail
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-ANDATA E RITORNO VALDAGNO – VICENZA UN VIAGGIO IN VACA MORA
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Cos'è, cosa non è, tutti corrono. La macchina è di traverso sulle rotaie, coricata di fianco, soffiando come un mostro abbattuto. Il fuochista, nero come uno scarafaggio, con uno stoppaccio acceso, col macchinista, guarda dentro fra le ruote.
Si alzano: « Se ga roto el roncon! ». Nessuno sa cosa sia « el roncon », ma tutti hanno « la sua » da dire.
Un ferro così grosso a rompersi! Ma cos'è, com'è? È quel ferro come un braccio che « para le rode ». Non si potrebbe attaccarlo, magari con del « fin de fero » tanto da arrivare fino a Valdagno. Sì, ma poi chi mette in strada la macchina?
Assediano il povero Cristofoletti: E noialtri cosa femo, dove andemo? Voialtri? Rangève! E il biglietto pagato, e il rimborso? Non si ricevono le lagnanze, l'ufficio è chiuso. Domani mattina presentarsi dal capostazione. I bagagli saranno custoditi e consegnati col prossimo treno successivo. Per adesso niente da fare!
Per darsi da fare tornano tutti al Palazzetto ch'è lì a poche centinaia di metri. Nessuno si fida partire solo. Hanno paura del buio, dei cani, dei fantasmi nella notte, che a quel tempo ci credevano molto.
Per darsi coraggio bevono tutti. Il vino è una gran medicina. Basta leggere le allegre vicende del patriarca Noè.
Ma tutta la notte a Palazzetto non si può stare. Sí decidono a farla a piedi. Fino a Valdagno con un'oretta e mezza se la fa, salvo il beneficio delle fermate obbligatorie.
Partono, non c'è luna, si sprofondano nel buio, seguono la pista della inghiaia-tura stradale, che a mala pena si intravvede. Man mano che si prende l'occhio si avanza più sicuri. Qualcuno che all'occorrenza ha bevuto un po' dí più, attacca i bagoli. Si comincia a cantare. Tanto anche se si piange non si rimedia a nulla!
Ridono anche i « bastian », anche se le donne cominciano cantare. Si sente qualche voce d'allarme: Ehi! sior, el diga, su co le man! Senza ferale gnente da fare. Camminano. Caso strano son tutti allegri.
« Da Milan se va a Torin
sempre viajando in caretin.
Amore, amore, amor
la rosa la xe on bel fior! ».

Ecco la « Molonara! ». No, è un'osteria tetra, fumosa, angusta. Avanti! A Cornedo sosta da « Traca ». Altra bella osteria dentro un recinto di cancellata. Ironia del caso proprio dove si ferma il tram!
Sí rimettono in strada, l'allegria aumenta, nessuno è stanco. In quei tempi il camminare era molto usato. Erano comuni le gite a piedi domenicali fino a Castelgomberto, salendo e scendendo i poggi solatii di Cereda, e tornare, sempre a piedi, per lo stradone provinciale; naturalmente con le relative fermate nei « capitei » senza santi. L'allegria e la compagnia fanno più breve la strada.

Si conclude con l'adagio di « Tutto il mal non vien per nocere », senza l'incidente del « repeton » non si sarebbe passata una serata migliore.
I lazzi, le burle, le chiamate s'intrecciano nell'oscurità, nutrite dal « gotin » bevuto.

Tra il lusco e il brusco, tra il tí vedo e non ti vedo, qualche coppia, con gli occhi spasimanti, si saranno leccati qualche bacio. Pazienza! C'è tanto posto fuori da starci anche questi. Si crede, però, con giudizio certo, che più in là non siano andati. Le donne; allora, erano stupidamente oneste. E intanto:
 «Tu, tu el tranvai
La Gondola, el vapore
Tutte figlio Cose ormai
Che han perso OGNI valore.
La ferovia xe Rota
palanche no nè GHI,
Più chi no ga Bessi
GHE Loca farla una torta! ».

E arrivano uno Valdagno. In un battibaleno si sparge la sensazionale notizia «el tran de andà for de strada! ». Robe da Campana martelo!
questa è una storiella del tram rifatta da tempi vissuti, lontani e felici.
N.C.

 

 

N. C.