LA LEGGENDA DEL BAFFELAN - LA MONTAGNA DEL LUPO - Pagina 2 PDF Stampa E-mail
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LA LEGGENDA DEL BAFFELAN - LA MONTAGNA DEL LUPO
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Questi raggi come corde di salvataggio dal nulla, lo avvolsero come fasci dorati per trascinarti come per magia verso la finestra, al di là della quale giungeva il richiamo gioioso della vita illuminata dal sole. Perché adesso il bimbo felice lo sapeva, oltre il nulla del buio esisteva lo spettacolo esaltante d'amore della vita.
Così con le sue belle manine aprì gli scuri e la visione che inondava la sua immaginazione era lì davanti a lui a colmarlo di stupore, di meraviglia, d'amore. A confermarlo ancora una volta che lui esisteva, che il mondo esisteva, che la mamma esisteva, che Dio esisteva in tutto quello che gli sorrideva nel creato.

Rassicurato da ciò appoggiò il piccolo mento sulla tenera manina e restò a contemplare i vividi colori dello spettacolo meraviglioso animato di piante, fiori, animali, uccelli, nuvole nell'azzurro ... E sullo scenario dell'anfiteatro naturale apparve come sempre la scena fissa, immutabile, meravigliosa della catena di montagne in lontananza.

Dalla finestra della sua casa nella contrada, apparivano in tutto il loro splendore le amate Piccole Dolomiti, come un altare innalzato dalla natura o lo scenario di una potente rappresentazione emblematica del mito dell'esistenza
Nel suo ricordo apparve la visione della magia cangiante delle variazioni cromatiche delle rocce, che variava a seconda delle ore della giornata, infuocate in certe albe quando i raggi solari sembravano incendiarle e azzurre cupo quando la nostra stella tramontava alle lori spalle... E il colore variava nelle stagioni, così da apparire color smeraldo nel verde estiva dorate in autunno e innevate di candore d' inverno.

Nel suo bel mondo di bimbo adorato, la mamma, il papà e il nonno raccontavano al piccolo Amedeo molte fantastiche leggende tradizionali, che avevano stimolato in lui una fantasia mo vivace. E avido di emozioni com'era, le storie raccontate non gli bastavano mai, così aveva imparato egli stesso a inventarsi favole ogni volta diverse. Tutto poteva diventare storia ne sua bella testolina, bastava una formica di passaggio o una farfalla o una rondine e lui inseguiva con la sua fantasia creando vicende fantastiche e sempre nuove. O poteva anche essere la contemplazione di una fiore, che diventava la contemplazione dell'anima. La sua passione per la vita aveva compiuto il miracolo di porlo in sintonia perfetta con il creato, così da riuscire a leggere oltre le parole delle pagine dei suoi libri di fiabe, fino a decifrare il potente insuperabile libro della natura che gli consentiva di cogliere i messaggi dell'universo, che cultura e la superbia degli uomini avevano dimenticato.