I PRIMI ANNI DELLA GUERRA A VALDAGNO PDF Stampa E-mail
STORIA - Storia Locale
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I PRIMI ANNI DELLA GUERRA A VALDAGNO
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Presentiamo un estratto dal capitolo “Valdagno, i Valdagnesi e la guerra” di Giorgio Trivelli e Franco Rasia tratto dal volume “1940-1945 VALDAGNESI IN GUERRA a cura di Giorgio Trivelli, Franco Rasia, Michee Jung Giancarlo Zorzanello, Maurizio Dal Lago, Edizioni del Comune di Valdagno pag. 7-11. Il volume può essere richiesto tramite le librerie di Valdagno

1940

Il celebre discorso con il quale il 10 giugno del 1940 Mussolini annunciava l'entrata dell'Italia nel nuovo conflitto mondiale non colse di sorpresa quasi nessuno, né a Valdagno né altrove. Ancora in gennaio il parroco di Castelvecchio don Giacomo Tonin aveva lasciato intendere, nelle pagine della sua Cronaca, di ritenere la guerra ormai imminente, mentre già da qualche tempo la stampa - tanto locale quanto nazionale - riportava con toni trionfalistici resoconti pressoché quotidiani delle vittorie militari che i tedeschi andavano conseguendo sui vari fronti dov'erano in corso i combattimenti. E nelle città come nei piccoli centri la gente assisteva a manifestazioni patriottiche nelle quali la voce del regime non mancava mai di celebrare, enfatizzandone i miti, l'antico spirito guerriero della stirpe italica.

Quel lunedì pomeriggio, mentre gli altoparlanti diffondevano attraverso i microfoni dell'Eiar le bellicose parole del duce, in piazza Dante a Valdagno si erano radunati in molti, e con ogni probabilità le reazioni della folla al roboante annuncio di guerra non furono molto dissimili da quelle che si registrarono in mille altre piazze d'Italia. Ma qual era, più in generale, il clima che si respirava in quel periodo nella città laniera?

La popolazione temeva soprattutto, della guerra, quello che essa avrebbe poi effettivamente comportato di più tragico per le famiglie e per le cose care che ciascuno possedeva: la fame e gli stenti, i bombardamenti aerei, il pericolo di perdere la propria casa e, per coloro che erano destinati a partire, il rischio di lasciare la vita al fronte; e non vi è dubbio, purtroppo, che alla fine del conflitto la triste conta dei caduti civili e militari, insieme al bilancio dei danni subiti, avrebbe dato ragione alle più pessimistiche di quelle previsioni.

Segnali inequivocabili dei tempi duri che sarebbero presto arrivati non mancavano. Il 19 giugno le autorità confermarono le disposizioni già impartite alla popolazione in caso di allarme aereo, mentre nei seminterrati delle abitazioni e degli edifici pubblici si ricavavano rifugi secondo le direttive contenute nei manuali diffusi dall'Unpa, l'Unione nazionale di protezione antiaerea. Il giorno 22 si tennero importanti esercitazioni di tiro a segno presso il poligono di Valdagno, proprio quando giungeva notizia di uno dei primi ferimenti di soldati valdagnesi (Luigi Dal Lago della contrada Lago di Castelvecchio) sul fronte italo-francese. Nel corso dell'estate, poi, in alcune delle consuete sagre tradizionali che animavano la vita delle contrade, per la prima volta dopo molti anni non si svolsero né lotterie né pesche di beneficenza, a causa della penuria di denaro e delle preoccupazioni che rendevano tutti più cauti e parsimoniosi.