Riflessione Religiosa della settimana - FESTA DELLA SS. TRINITA' PDF Stampa E-mail
VITA PARROCCHIALE - catechesi

Riflessione religiosa settimanale a cura di don Gianluca Padovan

La festa di oggi ci invita ad alzare gli occhi per fissare lo sguardo direttamente nel cuore di Dio, per cercare una strada di accesso al mistero della nostra fede: la Trinità. Dio si presenta come uno e trino, una sfida alla logica e alla ragione, incomprensibile dal punto di vista della matematica.
Per nostra fortuna, noi Dio non dobbiamo capirlo, ci basta riconoscere il suo amore ed amarlo a nostra volta. Allora la Trinità non appare più come un rompicapo da intellettuali, ma rivela il suo cuore caldo di famiglia, di comunità.

Dio non è un grande vecchio che se ne sta solo soletto in cielo e ogni tanta guarda in giù per giocare con le nostre vite. No, al contrario. Dio è fin dall’inizio una comunità, tre persone che si amano e sono felici della reciproca compagnia. Così la prima lettura parla di gioco e di delizie, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito si divertono nel creare il mondo e nel renderlo ogni giorno più ricco e bello. Non sono degli impiegati annoiati, sono tre amici che giocano e si regalano sorrisi a vicenda.
È questo il nostro Dio, un Dio di grande vitalità, pieno di entusiasmo, generoso, che vive solo per condividere fino in fondo tutto ciò che ha, perfino la sua stessa vita.
Se Gesù ha potuto abbracciare la croce, è perché fin da prima della Creazione del mondo viveva con il Padre e lo Spirito un universo di doni da scambiarsi l’un l’altro, e questa logica di offrire tutto gli sembrava il solo modo giusto di vivere. Perché è così che vive Dio, donando e condividendo.
Dio non tiene segreto niente, non ha gelosie, non è avido. Tutto quello che appartiene al Padre è del Figlio e dello Spirito, e viceversa. Hanno tutto in comune, e nessuno mette i piedi in testa agli altri.
Questo è il vero volto di Dio, e per noi contemplarlo significa mettere in gioco la nostra vita.
Se è vero che amiamo questo Dio e desideriamo camminare con lui, se è vero che siamo disponibili a lasciare che lo Spirito Santo riversi nei nostri cuori l’amore del Padre, come dice Paolo, allora dobbiamo convertirci ogni giorno.
Convertirci all’amore per i fratelli. Diventare capaci di condivisione, di generosità e di accoglienza. Nessuno è tanto povero da non avere nulla da dare, nessuno tanto ricco da non avere nulla da ricevere. Mettiamo in pratica questa condivisione a partire da chi abbiamo più vicino: i familiari, gli amici, i fratelli della nostra parrocchia.
Se ora celebriamo la Trinità, e poi rientrati in casa alziamo la voce, ci chiudiamo nel mutismo, preferiamo guardare le televisione piuttosto degli occhi dei nostri parenti, allora noi stiamo bestemmiando! Se noi diciamo di credere nella Trinità, e poi remiamo contro tutto e tutti, facciamo i bastian contrari, andiamo in cerca di voci e dicerie per malignare sul prossimo, allora noi siamo bestemmiatori!
Se invece saremo uomini e donne di comunione, capaci di spendere per primi a favore degli altri, mettendoci completamente nelle loro mani, anche a costo di rimetterci, allora davvero la nostra vita sarà una lode per il Signore, allora davvero diremo con le nostre opere chi è il Dio in cui crediamo: la comunione d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.