1881-PRIMAVERA RECOARESE DI FEDERICO NIETZSCHE PDF Stampa E-mail
STORIA - Recoaro
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1881-PRIMAVERA RECOARESE DI FEDERICO NIETZSCHE
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di Antonio Bolcato

In una targa murata sul Porticato Lelia alle Fonti Centrali di Recoaro si legge: "Recoaro, come paesaggio, / è una delle mie più belle esperienze» / FREDRICH WILHELM NIETZSCHE / FILOSOFO TEDESCO (1844 — 1900) / A RECOARO NELLA PRIMAVERA DEL 1881 / SI CURO' CON QUESTE ACQUE". Quella cura influì beneficamente sulla salute di Nietzsche e sullo sviluppo del suo pensiero, come si rileva dal suo Epistolario e dalle sue Opere. Il soggiorno recoarese, infatti, portò un miglioramento nella qualità di vita del filosofo, che nella cittadina termale ebbe l'intuizione dello "Zarathustra".

 

Recoaro, inoltre, segnò il passaggio del suo pensiero dal periodo "estetico" (wagneriano) al "pragmatico-esistenziale" (Colli G. e Montinari M. 1980).
Federico Nietzsche si recò a Recoaro in cerca di salute e per correggere coll'amico Peter Gast (pseudonimo di Heinrich Kiiselitz) le bozze di Aurora  (Nietzsche E, Lett. 28.4.1881). La scelta di quel "luogo romantico [...] creato per poeti e artisti" fu suggerita a Peter Gast da un farmacista di Venezia (Kóselitz H., Lett. 8.4.1881). Nietzsche era allora in pessime condizioni, nonostante i suoi 36 anni: "Mio padre - sono sue parole - morì a trentasei anni. Alla stessa età in cui precipitò la sua vita, tramontò anche la mia: a trentasei anni scesi al punto più basso della mia vitalità: vivevo ancora, ma senza vedere un palmo davanti a me".

E nella lettera del 5.1.1880 al Dr.Otto Eiser di Francoforte confidava: "La mia esistenza è  diventata per me un peso terribile. Ho dolori continui per delle ore, un senso di malessere simile al mal di mare, una parziale paralisi intermittente che mi toglie la parola, accessi potenti (l'ultimo mi costrinse a vomitare per tre giorni e tre notti) [...]  desideravo la morte.

Emotivo di carattere, Nietzsche aveva molto sofferto per la perdita del padre (al di lui decesso egli non aveva ancora 5 anni) e da allora si era chiuso in una grande tristezza, che lo accompagnò tutta la vita. Dotato di un sistema nervoso molto eccitabile, era esposto a stati di profonda depressione e di eccitazione euforica. Fin dall'adolescenza soffriva di una grave miopia con forti emicranie e leggeri episodi epilettici (ma senza perdita di coscienza). A tutto questo si era aggiunta una infezione luetica (sifilide), contratta nel 1866 durante il periodo studentesco a Lipsia, causa probabile della sua demenza e della paralisi progressiva che lo portarono alla tomba (Montinari M. 1968).

Una volta giunto a Recoaro, Nietze prese alloggio all'Hotel "Tre Garofani", come documentato da Curt Paul Janz. Affascinato dal paesaggio dolomitico e dall'incanto della verde conca di smeraldo, egli soleva fare lunghe passeggiate nei boschi di castagni e di conifere del monte Spitz (Nietzsche F., Lett. a. 5.6.1881). Durante le escursioni fermava sul suo inseparabile taccuino il corso dei pensieri, che poi a casa decifrava e sviluppava, affinandone lo stile.

L'entusiasmo di Nietzsche per Recoaro traspare nella lettera del 23 giugno 1881, in cui ringrazia Peter Gast di avergli fatto visita e di essere rimasto con lui tutto il mese di maggio: " Recoaro, come paesaggio, è una delle mie più belle esperienze [… ]. Vi sono molto grato di essere venuto a Recoaro e di esservi trattenuto tutto il mese. Non vi fu mai per me un maggio come questo trascorso con Voi". Anche nella cittadina delle acque Nietzsche accusava momenti di depressione, specie nelle giornate piovose, come scrisse il 17.6.1881 "Sono stanco della vita; la bella Recoaro è stata per me un inferno, sono sempre ammalato".

La villeggiatura a Recoaro, tuttavia, e le cure termali instillarono in lui la gioia di vivere. Si sentì tutt'a un tratto "invaso dalla speranza di salute, dall'ebbrezza della convalescenza". Rivivendo in Ecce Homo questo istante di felicità, così scrisse: "Curai me stesso, mi risanai [...] scoprii quasi nuovamente la vita, me compreso; gustai tutte le cose buone, anche le piccine, come altri difficilmente potrebbe gustarle". Nell'atmosfera della "guarigione" nacque la Gaia Scienza (1882), che "altro non è che un tripudio dopo lunga privazione e sfinimento, l'esultanza dell'energia che ritorna, della fede nuovamente ridesta in un domani [...] con nuove avventure, nuovi aperti mari, mete ancora concesse, ancora credute".