L'ANCONA DI MAESTRO GIROLAMO DEL 1445 PDF Stampa E-mail
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L'ANCONA DI MAESTRO GIROLAMO DEL 1445
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Un testo inedito del professor Francesco Fontana
 
Il professor Francesco Fontana, purtroppo deceduto da poco, è stato un grande innamorato delle opere d'arte di Valdagno; con grande profondità ne ha illustratosi tanto gli aspetti artistici che il messaggio religioso e l'inquadramento storico. Pubblichiamo qui un suo testo sulla maggiore opera d'arte presente a Valdagno: l'Ancona di maestro Girolamo del 1445, collocata nella sacrestia del Duomo di San Clemente.


   Il primo itinerario non può che essere la visita al Duomo, richiedendo piccoli spostamenti nello spazio ma momenti lunghi di riflessione a cui qui si offre qualche suggerimento. Prima tappa l'Ancona di pietra dipinta conservata nella sacrestia, firmata da maestro Girolamo e datata 1445.
Un unicum nel Veneto di grande intensità e monumentalità perché segno del passaggio del medioevo al Rinascimento, messaggio arcaico e maturo allo stesso tempo, memoria certa e sintesi di un modo di vivere e di pregare.
 
Il nucleo base è la figura della Madonna col bambino: la Madre come forza primordiale, salda come un macigno contro tutti gli ostacoli e le insidie, il bambino dono di Dio e Dio egli stesso: sulla predella Cristo con i 12 apostoli, sopra i santi più venerati e necessari per la nostra gente e otto padri della Chiesa, più sopra l'Annunciazione e Morte e, come coronamento, la Città celeste, il Paradiso.
 
Nella primitiva chiesa di San Clemente l'Ancona dominava incisa come le montagne che appaiono sullo sfondo verso le sorgenti dell'Agno.
La prima preoccupazione di quegli anni era la precarietà dei terreni coltivabili con la minaccia sempre incombente delle acque dell'Agno ed ecco a sinistra il primo protettore invocato è San Cristoforo: l'acqua cerulea gli scorre intorno alle gambe formando degli anelli sovrapposti come nell'iconografia dei più antichi mosaici paleocristiani, il saldo bastone, ramo nodoso da cui sbocciano le foglie lo rassicura nel difficile guado , il pesante tabarro marrone col suo panno grigio azzurro, la tunica verde scuro riparano nelle greve freddo invernale.

  Subito accanto rivolto alla Vergine come intercessore, San Clemente papa, titolare della Chiesa. Nella diocesi di Vicenza è l'unica parrocchia su 354 che abbia Clemente I come patrono. Dal secolo VII al XV tutta la valle dell'Agno dipendeva dal piede di Santa Maria di Montecchio maggiore e in quell'area esisteva una cappella dedicata a Clemente esistente nel XIII secolo, demolita nel XIX.
 
Il nome Clemente riappare nella successione apostolica nel 1147 quando il vescovo di Bamberga, sassone, assunse il nome di Clemente II. Poiché  nei documenti appare prima di ogni altro il nome Clemente riferito al castello dei Trissino e il loro il capostipite Olderico era venuto nel XII secolo a seguito di Federico Barbarossa, posso pensare che Clemente fosse particolarmente invocato dagli uomini scesi con Olderico dal nord e ne trovo conferma nella forte impronta tedesca del polittico.