Vita associativa
UNA COMUNITA' IN CAMPO: DA 51 ANNI IL MAJO A PINE' PDF Stampa E-mail
VITA PARROCCHIALE - Vita associativa
Oggi vi svelo un piccolo segreto dell'Altopiano.
Quando d'estate passate da Rizzolaga e Campolongo, lungo la strada che prosegue da Baselga e costeggia i laghi di Serraia e Piazze, se alzate lo sguardo verso est, alle pendi ci del Dosso di Costalta, lo potete vedere.
E' là, nel la sua radura incantevole, incorniciata da un bosco di alti abeti, affacciata su una magica serie di valli sfuma te e sullo sfondo il grave profilo del Brenta, dorato dal sole dell' alba e incenerito al suo tramonto. Si chiama Campo Majo ed è sempre lì, da oltre 50 anni.

Ma forse non ne avete ancora sentito parlare, perché la sua è una presenza discreta ed è il segno di una comunità in campo.
Campo Majo compare e scompare, rispondendo ad un misterioso rito legato alle stagioni. Ogni estate, da dieci lustri, sorveglia silenzioso i due laghi, dal primo Luglio a Ferragosto, poi sparisce magicamente, in un solo giorno, e in un giorno solo risor ge l'anno successivo, come un' araba fenice. Una candida statuetta della Madonna è la prima cosa che viene innalzata, a protezione di tutti, ed è anche l'ultima a scomparire dalla radura. I turisti di passaggio guardano in su si chiedono come si farà mai a raggiungerlo, almeno per visitarlo?
Sono incuriositi da questo elegante attendamento mimetizzato nel verde, senza insegne o negozi, sen za roulotte e rumori, segnalato da un piccolo cartello indicatore e da nessuna guida turistica.

Ma cos'è vera mente il Campo Majo?
La sua storia inizia nel 1956, quando il compianto Don Alfonso Zecchin, insieme ad altri "pionieri" delle sue parrocchie di Malo e di Maglio di Sopra in Valdagno (VI), sceglie la località denominata "Mas dei Titoni" ospite gradito della famiglia Dalsant per realizzare il campeggio, una efficace forma di turismo giovanile di cui egli era già da anni un esperto organizzatore.
Affascinato da questo luogo, da allora non l'ha più cambiato e ancora oggi, durante i tre turni estivi del campo (elementari, medie e famiglie) l'organizzazione delle attività ricreative e religiose prosegue sulla base degli insegnamenti che in molti anni Don Alfonso ha saputo trasmettere ai suoi collaboratori. Primo fra tutti, ad un'instancabile ed entusiastico animatore del campo, Ruggero Dal Pezzo, che oggi lo dirige con lo stesso slancio dei primi tempi,conscio del grande valore di una impegnativa eredità.
Grandi cambiamenti sono avvenuti nel corso degli anni: le tende della seconda guerra mondiale recuperate a fatica da Don Alfonso han- no lasciato il posto a quelle più moderne e confortevoli, dotate di luce elettrica e letti a castello. Altri interventi, ambientalmente compatibili e sempre autofinanziati, sono stati realizzati per ammodernare i servizi essenziali, rendendo questo campeggio davvero accogliente per ogni età.
Merito per certo di brillanti cervelli e buoni muscoli, i quali non scarseggiano entrambi nella affettuosa comunità vicentina, ma anche di un'una attenta e responsabile apertura da parte dell'amministrazione locale pinetana. Piccoli segni di rinnovamento (una fontana in legno, una nuova cappelletta per la bianca Madonnina del MO Canton) si aggiungono poi ogni anno, per testimoniarne la vitalità e l'operosità della sua gente, sempre nel rispetto delle origini semplici e sobrie del campo.
Campo Majo è uno degli ultimi luoghi dove puoi riscoprire le virtù di una antica ritualità: anche i laici orari dei pranzi in refettorio sono tassativi, perché tassativo è il pranzare insieme. I riti sono vincoli, ma se impari a riconoscere lo spirito del campo, a rispettare le sue poche semplici regole e a partecipare al suo educato e ironico cameratismo, la magia si compie e proprio lì ritrovi la gioia della vera libertà interiore.
Quella che sgorga spontanea nel tuo intimo, assaporando il quotidiano ritmo della natura vegetale, animale e umana, finalmente libera dai condizionamenti e dalle false gerarchie di genti e valori che ognuno di noi si porta inconsapevolmente appresso.
In Agosto, finiti i turni dei ragazzi, Campo Majo diventa un'oasi di relax, natura e amicizia per tutte le famiglie che gli vogliono (e si vogliono) ancora bene. Ciò che difficilmente può migliorare, più di così, è proprio 1'ospitalità delle persone e la bontà del cibo: cucina familiare e genuina, ospiti serviti e riveriti dagli esperti cuochi e inservienti di turno, loro stessi amici e parte integrante di una festosa convivenza. Dalla zuppa alla grappa col caffè, ti fanno sentire bene come un re.

La cosa veramente bella di questo luogo, però, il vero segreto, è un'altro: la coraggiosa impresa di Don Alfonso non è mai rimasta un ricordo idealizzato e gelosamente custodi to tra pochi amici, invece si espande nel tempo e negli animi, vive attraverso le generazioni che qui ritornano a ridere e a commuoversi insieme ai loro figli, accoglie sempre volentieri nuovi amici di ogni provincia e interagisce col territorio in cui si sente da sempre rispettosamente integrata Campo Majo è proprio una rara scuola di amore e di lieta convivenza.
Col sole o col maltempo rende più felici i suoi fedeli ospiti di ogni età, da O a 100 anni: ecco svelato il suo cinquantennale segreto e il motivo per cui qui, presto o tardi, si desidera ritornare.
Un esempio di turismo ecologico, che dà molto a chi lo frequenta e prende poco, ossia lo stretto necessario, alla natura e al 1'ospitalità dell' Altopiano. Ed è anche e soprattutto un bel frutto del volontariato cattolico più sincero e genuino, sforzo costante di un ampio gruppo di compaesani e amici che da anni si impegna senza riserve, con lo scopo di lascia re un indelebile e formativa impronta nello spirito di oltre 200 ragazzi.

Chi avrà la fortuna di incontrare al campo questi eredi dei "pionieri del '56", dopo aver condiviso con loro un'immancabile sorriso e un buon bicchiere di vino, proverà come me una irresistibile voglia di abbracciar li e ringraziarli tutti, per la loro gioia di vivere e di far vivere.
Tanti auguri, Campo Majo, cento di questi 50 anni!
SergioA (da “Notizie Pinè novembre 2006)