IL ROTOLON VECCHIO TEATRANTE Stampa
TERRITORIO - Comune Recoaro Terme


di Bepi Magrin

(Pubblicato in "Realtà Vicentina - dicembre 2010)

Come un vecchio consumato attore da sempre abituato a calcare la ribalta, il Rotolon questo nostro indocile vicino di casa, ogni tanto sente nostalgia dei riflettori e si rifà vivo, brontolando perché la pioggia, la neve, gli uomini, risvegliano i suoi acciacchi e lui, permaloso com'è non si lascia certo sfrucugliare impunemente.

Nel 1985, ero maresciallo degli alpini alla 7^ Compagnia trs. di Bassano e su richiesta della Prefettura il mio reparto fu incaricato della vigilanza sulla frana e del servizio di allertamento della popolazione. Col compianto tenente Angelo Gelso che morì poco tempo dopo a 24 anni per un tragico incidente, e qualche decina di alpini fummo alloggiati al Molin sulla strada per la Gazza (luogo di speciale interesse per i suoi famosi gnocchi con la fioretta) dove restammo per una ventina di giorni. Organizzammo il servizio pressappoco come lo fu nelle scorse settimane con un posto di avvistamento all'altezza della ex Cascina forestale (la quale fu inghiottita dalla frana proprio in quei giorni), collegamenti radio con Parlati, Turcari, Maltaure ecc. e campagnole attrezzate con altoparlanti per l'allarme. Allora si vedeva scendere per l'Agno un fiume che sembrava di cioccolata semiliquida nel quale fluitavano massi di grandi dimensioni.

Uno spettacolo impressionante al vedere passare quella massa viva di mota rossastra sotto i ponti dell'Agno. Poi, come sempre il mostro si placò e pian piano tutto rientrò nella normalità. Ancora dall'altro secolo, quando non esisteva la strada per Campogrosso (costruita nel 1917) e i contrabbandieri passavano con la famosa "rua"su per la cosiddetta "Strada del Carro" per proseguire verso il Rotolon e Buse Scure, le pendici di dove sgorga l'Agno, davano preoccupazioni alle popolazioni dell'alto recoarese.

Sui flussi cercava di vigilare la casermetta della Regia Guardia di Finanza che sorge ancor oggi (penosamente abbandonata) su un colle coperto di abeti tra Malga Lorpodo e ..la frana. I primi lavori per la sistemazione del bacino di cui si ha notizia, datano agli anni tra il 1902 e il 1905, ma i lavori più imponenti si fecero durante il Ventennio con la costruzione delle grandi briglie di contenimento alcune delle quali recano in evidenza i fasci littori caratteristici di quel tempo.

Altri imponenti lavori si fecero nel 1947 per canalizzare le acque di superficie del vasto fondo demaniale e organizzarne i flussi, ma fino agli anni '60 erano costanti ed annuali i lavori di sistemazione forestale e gli interventi sul torrente, tanto che molte famiglie delle contrade sottostanti, facevano di questi lavori stagionali la principale fonte di sostentamento. Poi, la dimenticanza e l'abbandono. Si, qualche sporadico intervento sulle briglie e nel corso del torrente da parte dei servizi forestali della Regione Veneto, ma cure sempre minori e distratte.

Eppure si sa che la Roteloon, ossia la frana rossa incombe da sempre sulla valle e dove ci sono "loon" ci sono frane come testimonia più in basso la contrada "Luna" o verso Fongara la contrada "Lonere", lo sapevano quindi perfino i nostri antenati "cimbri" che quei nomi certamente non diedero a caso. Altri nomi invece si, furono dati a caso: a Parlati troviamo "via Monte Rotolon" nome che certamente rientra in quest'ultima categoria poiché non c'è alcuna carta topografica che riporti il toponimo (peraltro ultimamente usato senza risparmio da stampa e Tv per indicare la frana).

Gli stessi mezzi di comunicazione ci hanno informato che nei sommovimenti del "monte" sarebbe coinvolto perfino l'Obante non sapendo evidentemente che tale monte dista oltre un chilometro dalla zona interessata, oppure, altra amenità, che il Rotolon si troverebbe tra il Colle del Basto e il Passo della Lora (sic) né si è invece mai nominato il Piazzale Sucai ossia quell'ampia porzione di rovine dolomitiche ove si attesta la valle incriminata e dove sarebbero apparse misteriose fratture. Un segnale d'allarme d'altro tipo, dovrebbero invece dare coloro che hanno care certe peculiarità geologiche della nostra alta valle come la Faglia di Recoaro.

Si tratta di un rarissimo se non unico esempio di quel certo strato geologico che potrebbe (se opportunamente valorizzato) costituire straordinaria attrazione turistica per Recoaro. Gli strati a "Dadocrinus Gracilis" e quelli a "Volzia": crinoidi che datano all'"Anisico", appaiono infatti qui in tutta evidenza e sono visibili proprio presso le sorgenti dell'Agno, tanto che la combinazione di interessi culturali che si potrebbe ricavare dalla particolarità geologica, dalla presenza della sorgente principale dell'Agno, e dalla caserma della Regia Guardia di Finanza col suo vasto retaggio di suggestive quanto poco note, storie di contrabbando, unite alla eredità culturale della vita nelle malghe se vi fossero intelligenze politiche sufficienti a creare una opportuna sinergia con associazioni e forze della cultura locale, si tramuterebbero senza meno in risorse anche economiche.

Ma si avvicinano i geli dell'inverno, e anche per quest'anno il Rotolon si prepara al consueto letargo, in attesa che nuovi spettacoli si annuncino in cartellone.