NOTIZIE DI STORIA DI VITA RELIGIOSA IN VALLE DELL'AGNO - RECOARO - Stampa
STORIA - Storia Locale

Nel XVIII secolo, a Recoaro Terme si verificò l'evoluzione socio-religiosa legata al nome di don Paolo Fracasso. Egli, originario di Recoaro, dove fu inviato nel 1654, rappresentò un nuovo modello di parroco, cioè conforme a tutte le regole disciplinari decretate dallo storico Concilio di Trento (1563). Dopo i precedenti sacerdoti, chiamati rettori, a soli 25 anni, don Paolo Fracasso fu il primo arciprete della parrocchia e vicario foraneo.
Nel delicato rapporto fra sacerdoti e fedeli, egli seppe instaurare un cambiamento note-vale, proponendosi sia guida spirituale che civile nella società di quel periodo.

La sua indole autorevole corrispondeva esattamente all'esigenza di un collegamento più diretto tra diocesi  e parrocchia per far rispettare fedelmente i decreti conciliari appena emanati.
Fu il primo sacerdote a riordinare a Recoaro il Registro dei legati sul quale venivano accuratamente annotate tutte le offerte annuali alla chiesa per celebrazioni di messe in suffragio, lasciti e disposizioni testamentarie fatte in punto di morte.
Dopo la metà del XVII secolo si può risalire a un censimento della popolazione grazie anche al lavoro del parroco per la compilazione dei battezzati, sposati e morti dell’anno in corso. Gli abitanti di Recoaro nel 1668 erano oltre 2.000. La casa canonica della parrocchia fu fatta riparare e ristrutturare da don Fracasso, che sulla facciata fece dipingere lo`Stemma (di sua ideazione) di Recoaro: un .galletto quale simbolo di vigilanza sul passo di Campogrosso (confine tra Serenissima e Impero).

Il gallo è ancor oggi il simbolo del Comune di Recoaro, posto sopra l'edificio municipale e che sostituì il precedente, cioè l'Aquila degli Asburgo.
Don Fracasso lamentava scarsa partecipazione alla messa domenicale, ma questo fatto era da attribuire alla lontananza delle contrade sparse sui pendii del paese e alle consistenti nevicate che isolavano gli abitati più lontani. Una dimostrazione della religiosità esistente in quel secolo è rappresentata dai capitelli eretti sul vasto territorio di Recoaro, punti di riferimento molto importanti. Oggi sono precisamente 128, alcuni di nuova costruzione, ma, la maggior parte, già esistenti, ricostruiti o. ristrutturati nel tempo.

Don Paolo Fracassò rimase a Recoaro per quarantatre anni, lasciando un'indelebile impronta nella religiosità recoarese e una quantità di oltre duecento libri stampati e circa trenta quadri, patrimonio assai apprezzabile se riferito a quel tempo.
A compensare la povertà di risorse esistenti, il. XVII secolo ebbe una svolta economica decisiva in seguito alla scoperta dì sorgenti di acque minerali altamente terapeutiche. "Tingea la Terra di color aureo" (G. Trivelli, 1989) è la significativa descrizione data all'originaria sorgente, alle pendici del Monte Spitz, fatta analizzare dal conte Lelio Piovene nel 1689.
L'acqua minerale già conosciuta dai recoaresi come acqua di Sant'Antonio usata per ogni malanno, fu riconosciuta come curativa in molteplici patologie. Due secoli dopo, a metà del XIX secolo, Recoaro viveva il suo periodo d'oro riferito al termalismo, con la costruzione delle Regie Fonti e altre fonti più piccole nei dintorni. All'acqua si doveva la fama dì Recoaro che annovera trai suoi ospiti personaggi illustrissimi come  Friederich Nietzsche, la regina Margherita di Savoia e Giacomo Zanella.  Nei primi decenni del XX secolo fu costruito lo stabilimento di imbottigliamento.

Nel territorio recoarese, in località Giorgetti, c'è una chiesetta settecentesca dedicata a San Giorgio, ben conservata, assai gradevole, con la torre campanaria e aperta al culto.

L’attuale chiesa di Sant'Antonio Abate, consacrata ne11952, è stata eretta dopo la demolizione di quella seicentesca. È di struttura moderna, a tre navate, su progetto dell'architetto Giuseppe Vaccaro, ricca di opere d'arte. L’imponente mosaico dietro l'altare maggiore di Gesù Crocifisso è di Guido Cadorin, che ripropone il tema fondamentale della cristianità: la Crocifissione in prospettiva della Redenzione, e, lateralmente, sei pannelli rappresentanti altrettanti episodi drammatici e gloriosi della vita di Gesù Cristo.
Le stazioni della. Via Crucis, sono opera scultorea in terracotta di Luciano Minguzzi, che riesce a trasmettere con grande espressività un messaggio profondo, attraverso l'utilizzo di tecniche diverse dagli, schemi tradizionali, ma altrettanto significative. Esternamente .la chiesa è rivestita di marmi bianchi é rosati e sul finestrone  aperto sopra il portale centrale, è posto un gruppo scultoreo in bronzo raffigurante l'Incoronazione di Maria, opera di Marcello Mascherini (a cura di Virginia Gaspari su “La Voce dei Berici", 14 marzo 2009)