Incontro con Dio Stampa
VITA PARROCCHIALE - catechesi


 Riflessione religiosa settimanale a cura di don Gianluca Padovan

Qualche giorno fa un ragazzo mi ha chiesto: “Tu perché credi in Dio? Come fai a sapere che esiste?”.
È una domanda che rivolgo ora a tutti voi. Perché credete? Cosa vi dice che Dio esista? Lo avete forse mai incontrato?

Pensiamoci bene, la risposta non è scontata. Non abbiamo fretta di chiudere il discorso, dicendo che Dio c’è e che noi lo incontriamo pregando o andando a Messa. Corriamo il rischio di mentire a noi stessi. Infatti, per quanto possa essere fervente la nostra preghiera, Dio non lo vediamo né lo sentiamo. Per quanto possa essere bella una Messa, Dio non appare durante la celebrazione.

Il Dio in cui crediamo non si presenta mai in modi concreti.

E in questo senso ci ritroviamo simili ad Abramo seduto all’ombra dopo pranzo, quasi addormentato e pensieroso. Ma come c’è arrivato il vecchio Abramo a quel momento?

Dio lo ha chiamato, gli ha fatto lasciare la sua terra e la sua casa, e Abramo ha girato mezzo mondo in cerca di una Terra Promessa che però non ha ancora trovato. Per di più ormai lui e sua moglie sono vecchi, e non hanno figli. Quando moriranno, sarà come se non fossero mai esistiti, perché non lasceranno alcun segno del loro passaggio nel mondo.

Così se anche Abramo dice di credere in Dio, in fondo non lo ha mai incontrato, non ha sperimentato la sua presenza e la sua vita è ancora sterile e inconcludente, nonostante si sia dato tanto da fare.

Ma ecco un incontro  che cambia la sua vita, un incontro all’inizio ordinario, uguale a mille altri. Abramo si comporta con gentilezza e generosità, ma non sa chi ha davanti. Senza saperlo, Abramo accoglie Dio perché ha voluto essere generoso e servizievole verso degli altri uomini.

La stessa cosa l’ha fatta Marta nel Vangelo, accogliendo Gesù nella sua casa e dandosi da fare per servirlo. Ma in cosa sono diversi Marta e Abramo? Perché uno viene lodato e l’altra rimproverata?
Ebbene, Abramo corre di qua e di là, ma fa tutto in fretta e sprona anche la moglie per poter poi stare in piedi accanto agli ospiti e godere della loro compagnia. Così quando i tre parlano e gli promettono la nascita di un figlio, Abramo è lì pronto ad ascoltare.

Marta invece si agita per molte cose, e quando trova un momento per avvicinarsi al suo ospite invece di ascoltarlo è lei a parlare. Marta non ha tempo per stare in compagnia, e meno ancora per ascoltare.

Ecco allora come si compie il miracolo di un incontro con Dio: il Signore non è lontano da noi, anzi è vicinissimo, ma per incontrarlo bisogna voler trovare tempo. Tempo per ascoltare, e non solo. Il nostro impegno, la nostra vocazione è quella di ascoltare la Parola del Signore. Il suo Vangelo, certo, ma anche la storia del suo passaggio nella vita di chi abbiamo accanto. Noi ci affanniamo spesso a cercare Dio nella natura o nel nostro cuore, proviamo invece a cercarlo in chi abbiamo vicino.

I nostri fratelli sono per noi Cristo, i suoi testimoni, i suoi rappresentanti! Accogliamoli ed ascoltiamoli, cercando in loro il riflesso del volto di Gesù. Questa è la cosa migliore, anzi è l’unica cosa buona. E quando ci chiederanno perché siamo così disponibili a venire incontro agli altri, rispondiamo: “Perché così incontriamo il nostro Signore”.

(nell'immagine: Caravaggio, il sacrificio di Abramo, Galleria degli uffizi - Firenze)