NON SIAMO IN VENDITA Stampa
VITA PARROCCHIALE - catechesi

Risflessione religiosa settimanale a cura di don Gianluca Padovan

La Parola di oggi tocca un nervo scoperto della nostra vita: il rapporto con le ricchezze e i beni che esse ci permettono di ottenere.
Un nervo che fa più male adesso di un tempo, poiché la crisi economica ci ha resi più poveri, e molti anche fra di noi faticano ad arrivare alla fine del mese.

Che senso ha, allora, sentirci dire di non accumulare ricchezze, se comunque non ne abbiamo l’occasione? E chi sta bene, invece, non dovrebbe approfittarne per mettere qualcosa da parte, casomai un domani si trovasse in ristrettezze?

Ebbene, proprio oggi questa Parola di Dio è più importante che mai. È proprio quando abbiamo meno che corriamo il rischio di attaccarci addirittura morbosamente a quello che ci resta, ed è quando il futuro si fa incerto che tendiamo ad imitare le formiche, mettendo gelosamente sotto chiave tutto quanto riusciamo a raccogliere.

Il vero male di tutto questo, però, non è il fatto in sé di possedere ricchezze o di lavorare per ottenerle. Anzi, lavorare è un dovere degli uomini in questa vita, ed essere prudenti pensando al futuro è certamente una virtù.

La Parola di oggi ci avverte però che il tempo della nostra vita, il futuro che abbiamo davanti e il presente in cui operiamo, non sono a nostra esclusiva disposizione, e non dipendono solo da noi. In fondo è il messaggio universale delle Scritture: noi non siamo soli, noi non siamo lasciati in balia di noi stessi: Dio è con noi. L’Incarnazione, la morte e la Risurrezione di Cristo non dicono altro che questo! Tutta la nostra fede, il senso stesso dell’esistenza della Chiesa in questo mondo, è tradurre la certezza che Dio sia accanto a noi ogni momento in scelte e azioni concrete.

Cosa significa credere nella presenza efficace di Dio, quando si tratta di ragionare sull’uso dei beni che abbiamo? Anzitutto che il nostro lavoro non ha come scopo il profitto, tant’è vero che c’è gente che lavora senza stipendio: i volontari. Lavorano tanto e a volte anche più degli altri, ma non per il guadagno: lavorano per realizzare qualcosa a favore degli altri. La stessa logica deve guidare ogni minuto del nostro lavoro, anche se siamo impiegati od operai, anche se a causa della catena di montaggio o della burocrazia siamo ridotti ad essere solo un ingranaggio, e non vediamo mai le nostre opere finite. Anche in questa situazione, noi possiamo lavorare per gli altri, per il bene di chi godrà del nostro lavoro. Lavoriamo per le persone, non per i soldi. È un modo di lavorare diverso, pieno di amore, un lavoro fatto con cura, perché lo scopo non è far passare il tempo fino alla fine del turno, ma offrire il meglio possibile per il bene degli altri.

I soldi servono, ed è per questo che siamo pagati, ma se i soldi dello stipendio diventano il nostro prezzo per lavorare, allora vendiamo noi stessi! Ma i Cristiani non sono in vendita, perché appartengono già al Signore! Ecco la logica che la Parola ci propone: ricordiamoci che non possediamo niente, nemmeno noi stessi, nemmeno la nostra vita, e dunque non possiamo venderla in cambio di profitti. Possiamo invece amministrarla con saggezza per produrre frutti di cui godano le persone attorno a noi.

Diamo con gioia noi stessi, lavoriamo per le persone e non per i soldi, e certamente guadagneremo, non soltanto uno stipendio, ma una ricchezza eterna nel Regno di Dio nostro Padre.