COMMENTO LITURGICO ALLA FESTA DI TUTTI I SANTI Stampa
VITA PARROCCHIALE - catechesi


1 Novembre 2009

Le letture di oggi aprono uno spiraglio di cielo. Nulla di male accade a coloro che hanno il sigillo di Dio, impresso sulla fronte. I salvati partecipano alla gloria di Cristo, perché lo hanno seguito immersi in lui, fedele alla sua parola.
 Noi viviamo in comunione con Dio e con tutti salvati. Ora sperimentiamo nella fede la presenza divina, che sarà visibile quando Dio si manifesterà come egli è. Vedremo allora la divinità e l'umanità gloriosa di Cristo, nostro fratello, eredi con lui di ogni bene.
La legge data da Dio a Mosé è approfondita e resa attuale nelle beatitudini. Cristo Gesù afferma che nulla ci viene tolto se viviamo il suo Vangelo. Una misura colma, pigiata sarà versato nel cuore.
(Letture: Apocalisse 7,2-4, 9-14; 1lettera di san Giovanni 3,1-3; Vangelo secondo Matteo 5, 1-12a)

Il Paradiso (Battistero di Padova)
Oggi è una domenica particolare, una domenica di festa, e nella nostra città in questi giorni sono tanti i segni che ce lo ricordano: le giostre, il profumo delle frittelle, la musica. Una festa della terra, che può essere un segno della festa del cielo.
Perché l’allegria, il far festa, lo stare insieme ridendo, chiacchierando, ballando e giocando, non sono un’esclusiva di quaggiù. Un paradiso senza canti, senza balli, senza musica, che paradiso sarebbe? Un cielo immobile, senza divertimento, senza allegria, non sarebbe un cielo morto?
E noi come lo immaginiamo questo cielo?

Non sappiamo come sia esattamente, nella Bibbia non c’è la mappa del paradiso, però sappiamo che è un luogo di gioia, di amicizia e di divertimento. Un luogo di beatitudine, dove le logiche di questo mondo sono rovesciate.
Un luogo dove la povertà non è causa di dolore, poiché ognuno è pronto a tendere la mano per aiutare. Un luogo dove il pianto non porta alla disperazione, ma è l’occasione per essere consolati dolcemente. Dove pazienza e mansuetudine non fanno di te la vittima degli altri, perché nessuno cerca di metterti i piedi in testa; sono invece distintivi d’onore, che danno gioia a tutti. E così via, scorrendo le Beatitudini del Vangelo, diventa chiaro l’invito del Signore: cominciare già qui sulla terra a far vivere la logica del Regno celeste.

Certo, la cosa non è facile, né indolore. C’è una tribolazione davanti, grande ed inevitabile, promessa a tutti: siamo disposti ad attraversarla? Sappiamo bene, infatti, cosa costi vivere in questo mondo la logica del cielo. Lo vediamo: i poveri vengono schiacciati, chi piange è considerato debole e viene disprezzato, i mansueti sono sfruttati perché non si ribellano, chi cerca la giustizia viene raggirato, chi vuole la pace resta inascoltato. In un mondo di furbi, a cosa serve scegliere di non essere furbi, ma di essere buoni? Nel nostro veneto, abbiamo perfino inventato un modo di dire: tre volte buono, significa stupido! Eppure è proprio a questa stupidità che il Signore ci chiama, perché lui per primo ha scelto di vivere da stupido, mettendo sempre e comunque il bene degli altri prima di sé, anche quando lo hanno messo in croce. Ed è per questo che il suo sangue può lavarci, perché è stato versato per amore, senza pretendere nulla.

Questa è la logica rovesciata del cielo, e su questo ritmo ballano i santi e ci invitano a danzare con loro per sempre davanti al trono del nostro Signore. Oggi la Chiesa festeggia, guarda in alto e ride e danza perché vede che una parte di sé è già nella gloria di Dio. E questo è un segno di sicura speranza per tutti noi, l’invito a percorrere anche noi la via della santità per diventare santi tra i santi, per sempre. Ora guardiamo a coloro che hanno ricevuto l’onore degli altari, il marchio della santità riconosciuta, ma sappiamo che noi facciamo parte di quella immensa moltitudine che lungo le stesse vie è destinata ad arrivare davanti al Signore, per essere finalmente un solo popolo, una sola famiglia.

Ed affidandoci ciascuno al nostro santo patrono, pregando gli angeli santi del cielo, ricordando i nostri morti che pure sono uniti alla festa del Regno di Dio, rallegriamoci anche noi ed esultiamo, perché sappiamo che la nostra speranza è sicura, e che pure per noi siamo chiamati ad essere simili a Gesù, ad essere con lui, nell’eterna festa del Paradiso.

(donn Gianluca Padovan)