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di Antonio Boscato

Dopo diversi anni di esperienza come preside incaricato nelle scuole medie di Recoaro, Novale, Castelgomberto nel settembre 1992 sono arrivato alla Garbin come preside di ruolo. In alcun modo non si parlava allora di Internet e nessuno immaginava cose sarebbe successo in un processo che sarebbe durato quaranta anni fino ai nostri giorni, un processo che ha cambiato la stessa psicologica e forse anche la fisiologia della generazione Z.

Nei pochi anni di insegnamento alla scuola media Lampertico d Valdagno avevo partecipato ad alcune iniziative sperimentali di scuola a tempo pieno che coinvolgevano gli alunni pure in attività pomeridiane.  Vi avevo aderito volentieri e, una volta giunto sul ponte di comando della scuola Garbin, avevo intuito la necessità che tali esperienze non solo venissero portate avanti ma integrate anche con le nuove possibilità tecnologiche.

Ho portato avanti alcune iniziative che miravano a far sentire i ragazzi protagonisti e partecipi nel loro processo educativo e non soltanto destinatari di programmi prefissati su cui basare le loro conoscenze e la loro esperienza.  Nacque così la classe musicale, in cui per la prima volta venne data la possibilità agli alunni non solo di imparare uno strumento ma, soprattutto, e sta qui il grande valore educativo, di “suonare insieme”.  La successiva creazione del Consiglio Comunale Ragazzi aveva lo scopo di introdurre in maniera partecipata e sperimentata i fondamenti dell’educazione civica che, oltretutto, era stata pure introdotta nell’organizzazione del programma scolastico. Anche questa attività ebbe riconoscimento addirittura a livello nazionale.

La novità, quindi era rappresentata dall’ intuire le ulteriori possibilità formative che il concetto di “scuola aperta” ben oltre lo stretto orario delle lezioni.  Proprio la riflessione su questo mi portò a intuire che stava emergendo un problema, quello stesso che oggi è diventato il più grave e certamente drammatico per le ultimissime generazioni: crescere e sperimentarsi come persone che non sono destinate a diventare soggetti di manipolazioni dall’esterno con qualsiasi strumento o forma si concretizzino, ma in qualche maniera sappiano essere capaci di risposte autonome e consapevoli. La risposta, secondo me, stava in una parola: filosofia. Certo, non la storia della filosofia come si fa al liceo, ma come esperienza di una personale elaborazione riflessione, certamente guidata ma mai manipolata (e questo era assolutamente fondamentale!).

In un primo tempo, io giravo per le classi sostituendo talvolta l’insegnanti assenti e cercavo di provocare risposte negli alunni, ponendo delle domande che per essi erano insolite e forse li lasciavano perplessi ma pure li incuriosivano; era un modo per dire loro che dovevano sforzarsi per dare qualche risposta che provenisse dalla loro elaborazione. Un esempio tra i tantissimi ma esemplare: “cosa farei se mi trovassi in questa situazione quale mi sembrerebbe quella più giusta? Come faccio a trovare la risposta giusta?” Se ci pensate, tutto il pensiero filosofico gira attorno alla apparentemente semplice dialettica “domanda-risposta”, attraverso lo strumento del confronto e la ricerca del dialogo come scambio e accettazione di idee e di visioni diverse.

Da questo saltuaria esperienza con cui cercavo di qualificare meglio il mio ruolo di preside ho intuito che si poteva fare qualcosa di più progettuale: con un gruppo di ragazzi volontari ho organizzato incontri regolari per dare un certo ordine e sviluppare una vera e proprio traccia di percorso formativo, iniziativa che con il gruppo abbiamo iniziato già in seconda media e maturato e completato nel corso di tutta la terza nell’anno scolastico 1993-1994 con la collaborazione pure di qualche insegnante.

Da tutto il lavoro svolto poteva nascere una dispensa da far circolare, ma il materiale raccolto e riorganizzato era complesso, tale da formare veramente con una sistemazione del materiale una traccia abbastanza completa, e così si è giunti alla pubblicazione di un volume che, a dire il vero, ha avuto una modesta circolazione, ma che forse ai nostri giorni può rendersi attuale come una possibile proposta.  Niente è più importante oggi che sapere crescere persone libere, autonome, capaci di un pensiero originale. Bella impresa, non vi pare? Forse addirittura impossibile?

Tra il materiale salvato nel mio archivio informatico ho casualmente ritrovato i file dell'antica pubblicazione. Niente di più semplice allora che pubblicarli online proprio in questo sito per, come si dice, “vedere l’effetto che fa”.

Come scrivo nell’introduzione, sarebbe bello che i co-autori, di cui avevo riportato il nome in calce all’introduzione, ritrovassero questo volume, che essi senz’altro hanno ricevuto. Se poi qualche visitatore-esploratore della pubblicazione volesse inviare al sottoscritto qualche ricordo o osservazione (che ovviamente resterebbero rigorosamente privati scrivo qui il mio indirizzo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.). Io risponderei volentieri.

Buona lettura

(Nota: essendo in formato PDF il file può essere scaricato liberamente da qualsiasi dispositivo)
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