VOLPI LUCCIOLE E CIELI PERDUTI PDF Stampa E-mail
AUTORI - Autori Locali - testi
Indice
VOLPI LUCCIOLE E CIELI PERDUTI
Pagina 2
Pagina 3
Tutte le pagine

INFORMIAMO CHE IL NOSTRO SITO E' LIETO DI PUBBLICARE TESTI NARRATIVI INEDITI DI SCRITTORI DELLA VALLATA. Inviate i vostri lavori alla Redazione o all'indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Della serie "Scrittori della nostra terra" pubblichiamo un racconto di Elisa Ercego già pubblicato ne "Il Nostro Campanile", periodico della ProValdagno e distribuito ai soci nel numero 253 marzo aprile 2009 . Il richiamo agli elementi della natura è  uno degli aspetti più frequenti e anche partecipati della narrativa locale assieme al tema dei ricordi d'infanzia e delle stagioni passate.

VOLPI LUCCIOLE E CIELI PERDUTI

Scendeva la sera e comare volpe si aggirava furtiva nei pressi dell’osservatorio “Hoalage Belt” (”Il cielo sacro” nell’antica lingua cimbra), mentre l’ombra della notte che scendeva piano tingeva di blu le montagne e le verdi colline adagiate lì intorno.


   Dalla sua postazione Coda Rossa, così si chiamava la volpe, osservava incuriosita quella gigantesca palpebra ferrosa. Compare Zampa Lesta, il leprotto, le aveva raccontato che quel gigantesco occhio di ferro si apriva tutte le notti dopo che il sole si era coricato dietro le montagne.
   Dentro l’occhio si diceva fosse custodito un gigantesco albero anch’esso di ferro, e che gli uomini lo utilizzassero per catturare le stelle... “Roba da matti!”, pensò Coda Rossa che non credeva a queste ciarle, ma l’albero di ferro era stato visto proprio da Betta la civetta durante una delle sue ultime battute di caccia, e tutti nel bosco sapevano che lei così schiva e riservata e assolutamente parca di parole, non diceva bugie e non raccontava mai niente che non avesse visto con i suoi stessi grandi occhi gialli.
  

Così a comare volpe era rimasta una certa curiosità e ora se ne stava sdraiata sul prato rasato di fresco ad attendere la notte, cullata dal canto dei grilli che accordavano gli strumenti per la consueta soirée di mezzanotte, e il fruscio delle foglie degli alberi che si agitavano cullate dalla brezza calda della sera, mentre un delizioso profumo di fiori e di fieno solleticava dolcemente il suo proverbiale olfatto. 
Finalmente scese la notte. Già in fondo alla valle il grande serpente dorato si accendeva piano piano di tante luci scintillanti che splendevano nell’oscurità. Nel frattempo le lucciole ignare di tutto, avevano iniziato a danzare volteggiando nell’aria spensierate, impigliandosi tra i fili d’erba e i rami spinosi dei cespugli. Poi all’improvviso arrivarono gli uomini. 

Parcheggiarono le loro auto nella spianata di ghiaia a fianco dell’osservatorio ed entrarono dentro l’edificio che aveva la forma di una gigantesca torre circolare. Coda Rossa all’arrivo degli uomini si era nascosta tra gli alberi del boschetto sopra la collina e osservava attentamente ogni loro movimento, le orecchie tese a captare ogni rumore e gli occhi ben spalancati per scrutare l’oscurità. 
Passò un pò di tempo, che a comare volpe ansiosa parve un’eternità, poi finalmente l’occhio di ferro si aprì. La grande palpebra di ferro si schiuse piano, emettendo un fragoroso rumore che risuonò tutt’intorno come un rombo di tuono. Coda Rossa si ritrasse spaventata dietro gli alberi del boschetto, ma poi la curiosità ebbe il sopravvento sulla paura così sgattaiolò fuori dal suo nascondiglio e scese giù per il pendio erboso, strisciando furtiva sotto i balconi dell’osservatorio avvolto nell’oscurità. 

Solo una fioca luce filtrava da dietro il pesante portone all’entrata dell’osservatorio rimasto socchiuso, e che bisognava varcare per entrare dentro l’edificio. Coda Rossa si fermò lì davanti esitante, poi si fece coraggio ed entrò dentro la torre misteriosa senza fare il minimo rumore. Dentro era tutto buio, ma guardando a destra la volpe notò una luce che filtrava da un’altra porta lasciata socchiusa. Dietro la porta c’era una grande stanza tutta illuminata; gli uomini si erano radunati li dentro e parlavano animatamente tra di loro, chi in piedi e chi seduto su delle seggiole, ma tutti fissavano una scatola magica che rifletteva delle immagini curiose.