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lL TRAMONTO DI UN'EPOCA. La chiusura del Teatro Rivoli come sintomo di crisi culturale e sociale
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È necessario considerare anche i tempi: negli anni '70, ogni famiglia aveva a disposizione un televisore che incentivava i potenziali spettatori a restare a casa davanti al piccolo schermo piuttosto che uscire per andare al cinema o a teatro.

Il Teatro Rivoli prova i primi sintomi di crisi sulla propria pelle quando, alla fine degli anni sessanta, a causa del cedimento di alcune piastrelle dell'opera del Santomaso, venne smantellata la facciata e al suo posto vennero costruiti degli appartamenti tutt'ora esistenti.

Come colpo finale, all'inizio degli anni '80 vennero modificate le leggi sulla sicurezza nei cinema e teatri: sono moltissime le strutture in tutta Italia che non avendo fondi necessari per la ristrutturazione furono costrette a chiudere i battenti.

Nel caso del Rivoli la scelta fu obbligatoria: la famiglia Talin, proprietaria dello stabile, possedendo un altro Cinema decisamente molto più piccolo e più moderno nel centro di Valdagno, il Cinema Corallo, preferì portare avanti l'attività di quest'ultimo eliminando il peso maggiore ed ormai insopportabile del Rivoli.

Con questa decisione finì la gloria del Teatro costretto al pensionamento dopo 44 anni di attività. Il 30 giugno 1981 il Rivoli venne chiuso e nel giro di pochi anni divenne inagibile. Dopo questa data fu riaperto per 5 ultime eccezionali rappresentazioni volute fortemente dal Club amici del Teatro di Valdagno, gruppo il quale, poi, si sposterà ed agirà esclusivamente al Teatro Super che raccolse definitivamente l'eredità del Cinema Rivoli. Il «Giornale di Vicenza» dedicò, in data 27 giugno 1981, nelle pagine di cronaca locale, un articolo che porta il titolo "Muore il vecchio Rivoli a fine mese la chiusura- e lascia aperti due problemi:12 dipendenti ed un teatro che se ne va".
 
L'articolo mette in luce come nonostante sia un teatro famoso ed elogiato da tutti gli artisti che hanno avuto l'onore di calcare la sua scena, motivi economici e disinteresse abbiano segnato la sua sorte.
In fondo, a chi poteva interessare il rischio di un progetto di ristrutturazione completa di uno stabile posizionato in una città che già da qualche tempo si diceva stesse morendo?