LA LEGGENDA DEL BAFFELAN - LA MONTAGNA DEL LUPO - Pagina 3 PDF Stampa E-mail
AUTORI - Autori Locali - testi
Indice
LA LEGGENDA DEL BAFFELAN - LA MONTAGNA DEL LUPO
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5
Pagina 6
Tutte le pagine

 

Ma ora qual' era il libro della natura che aveva davanti a sé? Che storia gli stava racconta Nello scenario di fronte egli vedeva da un lato un'alta montagna di roccia che sembrava una cattedrale gotica con le sue molte guglie elevate verso il cielo. Questa cattedrale gotica era il monte Fumante, che come dice il suo nome era spesso avvolto da nuvole, come una cattedrale sospesa nel cielo.
Dall'altra parte il massiccio del monte Pasubio poteva richiamare in un certo tratto l' idea di un profilo umano disteso e rivolto in alto e da certi punti si poteva avere l'idea completa di un uomo, forse un eroe antico steso nel suo catafalco. Al centro dello scenario appariva come montagna sacra il Sengio Alto, che sembrava un meraviglioso castello medioevale, con le sue fortificazioni, le sue torri, i suoi merli. In mezzo, quasi un totem incastonato nella catena rocciosa del castello, il torrione del mitico Baffelan, potente ed emblematico sovrastava in tutta la sua potenza ogni cosa ...

Ed ecco sullo scenario naturale del mondo, attraverso la fantasia del piccolo Amedeo, animarsi la storia del libro della natura. Perché attraverso l' inconscio collettivo, il nostro bel bambino aveva conservato la capacità magica degli antenati europei a relazionarsi con il mondo circostante, poiché aveva conservato il concetto che prima di tutto bisogna imparare a leggere il libro della natura. Invece nel nostro tempo tecnologico ormai la visione autentica del mondo è falsata da una cultura solamente scientifica, che ha perso la capacità di entrare in sintonia con la natura, che perciò può decifrare solo una parte del mistero del cosmo, in una visione distorta ed alienante del tutto.
Ma il bambino che amava Dio e che era da Dio amato aveva conservato il dono di cogliere l'essenza e la verità intima del mondo e questo apriva alla sua mente nuove inimmaginabili prospettive.

E così nello scenario di grande simbolismo delle montagne va a iniziare la rappresentazione della fiaba cosmica. Una cattedrale gotica, un castello medioevale, un eroe steso sul catafalco... Cosa voleva raccontare la scena? Cos'era accaduto? Quale portento? Ed ecco nella mente del bimbo animarsi la visione della storia:

C’era una volta una bellissima e dolcissima principessa che proprio per la sua bellezza era stata rapita da un terribile e spaventoso drago che la teneva prigioniera nel possente torrione del Baffelan, nel suo castello del Sengio Alto a strapiombo sulla Valle dell' Agno. Il terribile drago, signore del castello, con il fumo del suo alito infernale aveva oscurato anche il sole e lassù regnava una tetra notte continua di terrore e nessuno osava avvicinarsi. Solo i lupi famelici si avventuravano intorno al castello immerso nel maleficio del drago. Nei tetri giorni di tempesta e nelle notti di tormenta si udivano i loro ululati dilanianti fra tuoni, lampi e fulmini che mai non cessavano, avvolgendo di cupo terrore il già pauroso castello stregato.

Ma Dio volle che finalmente un giorno il drago cadesse in uno dei suoi letarghi periodici e così la sua influenza malefica si attenuò e il sole riuscì a vincere la sua battaglia con le tenebre e illuminò di splendore il castello. E allora accadde che la bellissima principessa dell'ideale, attratta dalla divina maestà del sole si affacciò sull'alto torrione del Baffelan e dopo avere contemplato l'azzurro del cielo, rasserenata abbassò lo sguardo sulla valle sottostante, che per una volta era visibile in tutta la sua bellezza alpestre.

E destino volle che proprio in quel momento il feroce capobranco dei lupi famelici alzasse il suo sguardo verso l'alto. Fu un attimo, magico e miracoloso: i suoi occhi di belva feroce incontrarono allora gli umanissimi occhi infusi dello spirito divino della bellissima principessa dell'ideale. In quell' istante il lupo, attraverso gli occhi della principessa come finestra dell'anima, ebbe la visione meravigliosa e indimenticabile dell'amore dello spirito divino.
Quella sconvolgente visione scatenò in lui essere bruto, il desiderio di consapevolezza, di autocoscienza, di assoluto. Quella rivelazione superiore sprigionò nel lupo la scintilla dell'amore, un amore immenso e folgorante, grande come quello che permise all'animale primordiale di evolversi nell'uomo, nella visione dell'amore come ideale supremo, come unica possibilità di salvezza dal male della morte, verso l'eternità.

E questo invincibile desiderio d'amore e di consapevolezza permise alla bestia di diventare uomo, di acquisire un'anima perché solo l'amore può compiere miracoli impossibili. Così avvenne che per amore, il feroce lupo si trasformò in mite, sognante, coraggiosa creatura umana. Eroicamente corse subito a liberare la meravigliosa principessa dell'ideale, impresa che riuscì felicemente perché il drago era immerso nel sonno del suo letargo periodico.