Da oltre trent’anni il Gruppo Storico Valle dell’Agno si occupa di divulgare la cultura locale (non solo la storia, ma anche altri aspetti che spaziano dall’archeologia, all’arte, la tecnologia, l’alpinismo, la natura della valle dell’Agno), vagliando con competenza e rigore le varie pubblicazioni, organizzando conferenze, offrendo spazio e visibilità a giovani studiosi di argomenti di interesse locale, sia per divulgare i risultati di ricerche per tesi di laurea, o per sostenere le nuove leve della ricerca storica e culturale, i cui interessi riguardino lo specifico locale. Il contatto diretto e personale con il mondo universitario rende autorevoli gli studi e i “Quaderni” che il Gruppo Storico pubblica.
Il Comune di Valdagno ha stipulato con il Gruppo Storico Valle dell’Agno una convenzione, che punta alla reciproca collaborazione nella promozione e divulgazione della cultura, in particolare per aspetti che riguardano l’ambito della Valle dell’Agno, con un calendario articolato di conferenze e incontri, sostenuti dall’Amministrazione comunale sia con contributi che con la fornitura di spazi e servizi. Il 6 maggio scorso, quasi a suggello di questa collaborazione, il Gruppo Storico ha consegnato al Sindaco Avv. Neri una riproduzione fotografica di una pergamena dell’anno 1204, studiata presso l’Archivio di Stato di Vicenza (Corporazioni Religiose Soppresse, San Bartolomeo, b.1, pergamena n.34), che per la prima volta documenta forme di organizzazione comunale a Valdagno. Il documento, datato, redatto nel maggio 1204 dal notaio imperiale Mulinario in un latino in certi passaggi abbastanza ostico, e tradotto da Silvano Fornasa, contiene una messe di informazioni che, lette dagli studiosi alla luce delle conoscenze sull’organizzazione sociale, territoriale, e della situazione storica generale dell’epoca, offrono un quadro vivace e articolato della Valdagno di quel remoto maggio di oltre 800 anni fa. La serata si è articolata in due interventi. Silvano Fornasa ha introdotto la tematica, delineando il quadro economico e sociale della Valle dell’Agno del XIII secolo. Luciano Chilese ha presentato il documento oggetto dell’incontro, inquadrandolo tra i dispositivi che regolavano rapporti privati e pubblici nel nostro territorio agli albori dell’organizzazione sociale della nostra vallata. La pergamena spiega che, il 7 maggio 1204, alla presenza di testimoni autorevoli, a Valdagno, di fronte alla casa di Giovanni Caliari, Turisendo, figlio di Martino Caliari, prese in affitto da Lupo, figlio di Oliviero da Isola, metà di un podere situato a Valdagno, per un periodo, allora consueto, di 29 anni, rinnovabili consensualmente per altri 29, e così via “finchè durerà il mondo”. Il controvalore dell’affitto fu stabilito in 10 soldi di denari veronesi, da pagare il giorno di Santo Stefano, oltre ad una spalla di maiale, da consegnare ad Isola a casa dei locatori a Carnevale, a due “quarte di staio” di cereali, ricavati in parte dal podere in affitto, in parte dalle terre comuni che era obbligo mettere a coltura, probabilmente nei paraggi del podere stesso, e ad un carro di fieno. Cereali e fieno sarebbero stati consegnati a Valdagno, ad un messo dei proprietari del fondo. Fu sottolineato insistentemente che l’affittuario si assumeva l’obbligo di migliorare il podere, mentre i proprietari avevano l’obbligo di garantire la prelazione al loro affittuario, in caso di vendita. Il contratto fu suggellato con un anticipo da parte di Turisendo, e fu confermato, anche dai fratelli del proprietario, il 6 novembre successivo, a casa del locatore, sotto il portico, alla presenza di alcuni testimoni, tra i quali spicca il chierico Gandolfino da Valdagno, noto agli studiosi del periodo perché compare in modo ricorrente tra i testimoni in alcuni documenti importanti, e lo si può seguire per circa 35 anni. Il nome del chierico Gandolfino da Valdagno compare nel 1191 in un documento redatto nell’Abbazia di Santa Maria in Organo, a Verona, nella pergamena di cui andiamo qui parlando del 1204, e nel cruciale documento del 1224, che regolò i rapporti tra i due fratelli Miglioranza e Panisacco da Trissino per la signoria su Valdagno e sulla vallata. I primi riscontri storici sulla signoria dei Trissino si hanno a partire circa dal 1175, con Olderico, di stirpe germanica, giunto in Italia molto probabilmente a seguito di uno degli Imperatori del Sacro Romano Impero, nelle periodiche spedizioni a sud che costoro compivano per consolidare i loro domini in Italia. Prima dei signori di Trissino, in vallata l’organizzazione socio-politica si articolava nelle signorie ecclesiastiche. La “curtis” di Cornedo è documentata dal 1014, ed apparteneva all’Abbazia di San Zeno di Verona. La “curtis” di Brogliano apparteneva invece all’Abbazia di Santa Maria in Organo, sempre di Verona, ed è testimoniata dal 1035. Le fortificazioni di cui si ha notizia, che possiamo definire “castelli”, erano di proprietà vescovile, e si trovavano a Chiuse (Castelgomberto), Brogliano, Cornedo. In questa situazione si inserirono prepotentemente i Trissino. Con la forza, l’opportunismo con cui si schierarono via via con i vari potentati, e la pervasiva prolificità, che li portò a dilagare sul territorio fino al XVIII secolo, segnarono con la loro signoria i destini della valle dell’Agno. La pergamena oggetto di questo scritto “ferma” la situazione agli albori della nuova organizzazione creata dall’arrivo dei Trissino, quando vi erano ancora spazi incolti comuni, liberi per il pascolo e la raccolta, che garantivano un certo agio, e una possibilità di sostentamento anche per i più poveri. La rapace presenza delle signorie nobiliari avrebbe ben presto spazzato via tutto questo, fino alla feroce privatizzazione del territorio che avrebbe caratterizzato i secoli successivi. pubblicato su il nostro campanile - maggio/giugno 2010
Di Gianna Dalle Rive |