Un prete di stampo antico ma moderno: don Alfonso Zecchin - Pagina 3 PDF Stampa E-mail
VITA PARROCCHIALE - Biografie
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Un prete di stampo antico ma moderno: don Alfonso Zecchin
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Il discorso è possibile, ma sarebbe lungo, ci limitiamo ad alcuni spunti immediati, offerti da alcune persone che gli sono state particolarmente vicine.
Egli ha immesso nel suo ministero di prete la sua esuberante e ricca personalità umana. Sensibile e combattivo, ebbe una natura estroversa, sapeva comunicare e coinvolgere con il suo entusiasmo. Non poteva certamente avere nemici, neppure a causa della sua sincerità o del suo modo talvolta apparentemente brusco, perché tutti coglievano la sua grande umanità.
Aveva un vivo senso dell’amicizia e amava molto stare con gli altri. Di amici ne aveva molti, anche importanti, con i quali sapeva trattare alla pari, senza complessi di inferiorità, ma preferiva stare soprattutto con le persone semplici, la sua canonica era sempre aperta e chiunque sperimentava il suo profondo senso dell’accoglienza e dell’ospitalità.
Uomo di azione, era dotato di un’intelligenza pratica e vivace, spigliata, un vulcano di iniziative ma con una innata capacità di capire i problemi. Fu molto legato alla tradizione, ma quella vera, autentica, fondata sulla preghiera e sulla dimensione interiore, e non poteva che essere così. Lo potremmo definire un prete “tradizionalista”, nel senso migliore e letterale del termine: attaccato alla sua Chiesa e ai fondamenti della sua storia. Era tuttavia una persona aperta al nuovo, curiosa, interessata, documentata. Se non fosse stato così il suo carattere, non avrebbe certamente avuto la capacità di realizzare quell’insieme di iniziative che oggi gli danno testimonianza. 
Un “suo” sacerdote che egli ha accompagnato nel cammino da seminarista al sacerdozio lo ricorda con queste parole certamente molto indovinate: “don Alfonso è stato sacerdote tutto d’un pezzo e a tempo pieno, fino in fondo in tutte le fibre del suo essere. In lui non è possibile scindere l’uomo e il prete, ma l’uno arricchiva l’altro in una unità profonda.
È stato un sacerdote contento di esserlo e questa gioia serena della sua vocazione sacerdotale non gli è venuta meno neppure nei momenti dell’amarezza e della sofferenza, segno che si era radicata non solo nell’innata giovialità del tratto caratteriale, ma in una profonda fiducia nell’amore del Signore Iddio e in Maria Santissima”.
Nell’immagine ricordo curata dai suoi parrocchiani nel trigesimo della morte vi è una bella descrizione del tratto psicologico profondo di don Alfonso, che coglie quello o che don Alfondo e stato , ma soprattutto quello che ha voluto lui essere: “Ci hai insegnato a credere, a sperare e ad amare. Con te era più facile cantare e sorridere alla vita. Ci piace ricordarti sempre così : il grande cuore a Dio, lo sguardo orante a santa Maria di Paninsacco, il sorriso in volto e il canto sulle labbra, le mani tese  ai piccoli, ai giovani e alla povera gente , i tuoi passi di evangelizzatore appassionata sulla strada”.
Ora don Alfonso Zecchin riposa, in attesa della resurrezione, nel suo amato santuario di Santa Maria di Paninsacco, vegliato ancora dall’amore e dalla riconoscenza di migliaia di persone che ogni anno torvano in quel luogo stupendo l’occasione per tornare nel silenzio della natura con il pensiero a Dio e alla sua Madre, la Madonna di Paninsacco, che don Alfonso ha così amato e venerato in vita.
I cittadini di Valdagno gli sono e gli resteranno grati per i suoi fecondi 44 anni di servizio alla Chiesa e alla popolazione di questa città.