Raffaele "Biri" Carlesso PDF Stampa E-mail
CULTURA - Biografie personaggi

Riportiamo di seguito il profilo di un "grande" alpinista che seppur solo Valdagnese di adozione (era nato a Costa di Rovigo), fu protagonista indiscusso con le sue imprese alpinistiche sulle Piccole Dolomiti e visse a Valdagno nel periodo più importante della sua carriera alpinistica.

tratto da il Giornale di Vicenza  a cura di Luigi Centomo

CARLESSO UNA VITA AL VI GRADO

"Biri", Soldà e la storia dell'alpinismo
Carlesso con SoldàRicorre quest'anno (2007) il centenario della nascita di Raffaele Biri Carlesso. La Sezione di Pordenone del Club Alpino Italiano, di cui egli ha fatto parte fin dal 1925, anno di fondazione, ha reso omaggio alla memoria, ricordando la sua figura di straordinario alpinista.



Si tratta di una vera personalità del mondo alpinistico, molto noto in provincia di Vicenza e, soprattutto a Valdagno dove ha abitato per quasi 10 anni e proprio in quel periodo ha conquistato le più prestigiose mete. È stato uno dei maggiori protagonisti dell'Alpinismo Italiano degli anni '30, quello del famoso periodo d'oro del VI grado, a cavallo tra le due guerre mondiali del secolo scorso che, in aperta rivalità con la scuola austro-tedesca, mirava al superamento delle più alte difficoltà della scalata su roccia.

“Io quando vado lassù - diceva - mi sento sicuro come in chiesa perché la montagna è una fonte inesauribile di spiritualità, una scuola di vita senza fine”. In quel decennio furono aperte tantissime vie che, per bellezza e livello tecnico rimangono ancora insuperabili, considerata la qualità dell’attrezzatura, fatta di pochi e rudimentali mezzi. Sono gli anni in cui il recoarese Gino Soldà con le sue imprese si meritò di essere iscritto nel registro degli alpinisti più forti.

Nel Club dei grandi a soli 23 anni
Raffaele "Biri" Carlesso nasce a Costa di Rovigo il 15 settembre 1908. Trascorre l'infanzia a Vittorio Veneto. Nel 1920 si stabilisce a Pordenone, dove il padre comanda la locale stazione dei Carabinieri. Nel 1923, all'età di 15 anni viene assunto dal Cotonificio Veneziano come apprendista e a soli 17 promosso assistente ai telai. Frequenta le scuole serali per ottenere il diploma tecnico-commerciale.

Nasce in lui la forte passione per la montagna e si iscrive nel 1925 alla locale sezione del Club Alpino Italiano. Nello stesso anno inizia la sua straordinaria attività alpinistica e diventa uno dei più dinamici pionieri dello sci pordenonese. Nel 1929 presta servizio militare nell' 8° Regg. Alpini. Nel 1932 si sposta temporaneamente a Schio per lavorare alla Lanerossi e poi a Valdagno come caposala del Lanificio Marzotto. Entra a far parte dell'ambiente alpinistico vicentino.

Nel 1940 si sposa con la recoarese Mariuccia Ciprian. Nel 1941 nasce la figlia Paola. Nello stesso anno si reca in Sardegna, a Macomer, alla direzione di una fabbrica di coperte per l'esercito. Nel 1946 rientra a Pordenone, dove avvia un commercio di tessuti e confezioni che si sviluppa e diventa fiorente. In questo secondo periodo pordenonese, continua l'attività in montagna ad un livello eccezionale per la sua età, dimostrando una longevità alpinistica senza pari. Nel 1982 gli viene a mancare la moglie Mariuccia. Si spegne il 1° maggio 2000 al Policlinico San Giorgio di Pordenone.

Questo l'elenco dei riconoscimenti ricevuti. 1931: a soli 23 anni, il più giovane d'Italia, viene ammesso nel Club alpino accademico italiano. Convegno Caai Torino 13 giugno 1931. 1935: gli viene assegnata la Medaglia d'oro al valore atletico, il primo tra gli alpinisti del Gruppo Orientale. Roma 1 luglio 1935. 1972: a Pordenone riceve il premio San Marco. 1973: medaglia del Comune di Pordenone ai “Veterani Sportivi”. 1975: medaglia ai soci fondatori cinquantennali della Sezione Cai di Pordenone. 1987: la Comunità montana agordina gli conferisce “L'Agordino d'Oro” - Premio alla discrezione. 1994: riceve il premio Papa Leone I Magno. Cimolais 23 ottobre 1994. 1996: all'assemblea dei delegati di Cuneo, il 12 maggio, gli viene assegnata la medaglia d'oro del Club alpino italiano.

Quel volo di 20 metri dalla parete delle Sibele
Carlesso sulle SibeleDal 1932 Carlesso si era trasferito per lavoro nel vicentino. Dapprima al cotonificio Rossi come capo sala e poi dai conti Marzotto a Valdagno. Nell’ambiente alpinistico trovò un buon gruppo di arrampicatori: Casetta, Soldà, Sandri, Menti, Conforto, Colbertaldo, Maria Luisa Orsini e altri. Con loro ha aperto alcune forti vie sulle vicine Piccole Dolomiti, tanto da lasciare una importante e indelebile impronta nell’alpinismo vicentino.

Riccardo Furiassi nel suo poderoso "Edelweiss" riferisce che entrò in Marzotto come magazziniere, diventando tutore ginnico dei figli del titolare Gaetano Marzotto e in particolare di Vittorio e Umberto. Ecco le principali ascensioni sulle Piccole Dolomiti: 1932 Sengio Alto, la Sisilla “Diretta” con Casetta; Baffelan, direttissima, parete est con Tita Casetta; Baffelan, pilastro nord-est con Casetta; Pasubio, Soglio Rosso, con Dal Prà e Baldi. 1933 Pasubio Soglio d’Uderle con Casetta e Colbertaldo; Pasubio, Soglio Rosso “direttissima” con Casetta: Fumante, Sibele, parete est con Soldà e Orsini. 1934 Sengio Alto, Cengio della Sisilla, con Sandri e Fornasa 1935 Sengio Alto, Sisilla “Via diretta Soldà” con Bortolo Sandri; Parete delle Sibele in cordata con Sandri. Volo di 20 metri di Carlesso che riportò ferite, fratture e contusioni varie, che hanno comportato una degenza in ospedale per due settimane.

Baffelan, direttissima Carlesso con Sandri. 1936 Baffelan, variante Carlesso con Menti e Sandri Baffelan direttissima Carlesso con Casetta Sibele, via Carlesso-Soldà, con Conforto 1937 Sengio Alto, Sisilla, diretta Soldà; Obante, Soglio dell’Inferno con Menti; A questa attività sulle Piccole Dolomiti, vanno abbinate altrettante ascensioni sulle Dolomiti, condividendo successi importanti con alpinisti della Valle dell’Agno e del Vicentino. Ha raccolto ampie soddisfazioni sulla Tofana di Roces, Lavaredo, Tre Cime e Civetta a ripetizione; il Cristallo e innumerevoli sul Gruppo del Brenta.

Carlesso sul Baffelan“Grande persona – lo ricorda l’emerito del Soccorso alpino, Bruno Pretto – ottimo alpinista, che bene può essere affiancato ai Soldà, a Sandri e Menti. Lo incontravo spesso in Marzotto dove lavorava con la qualifica di assistente. Nel 1934 con Bortolo Sandri ha conquistato la parete sud della Torre Trieste sul Civetta; mentre nel 1936 con Mario Menti vince la Torre Valgrande, parete nord ovest. Anche Nico Ceron, emerito e fondatore del Soccorso alpino, non esita definirlo “alpinista di spicco che ha fatto belle cose sia sulle Piccole Dolomiti e sia sulle grandi Dolomiti, con passione e forza di volontà. Tanto è vero che a 80 anni ha ripercorso la Direttissima degli Scoiattoli e la Direttissima Dimai sulle Cinque Torri”.

Franco Perlotto, scalatore, guida alpina e specialista in cooperazione internazionale, lo ritiene un grande, dotato di un intuito non comune. “L’ho incontrato al rifugio Lavaredo e ricordo che ogni mattina beveva un bicchiere di acqua tepida zuccherata. Ho avuto l’onore di scalare la parte più difficile della Direttissima Comici della Lavaredo. Non abbiamo completato la salita a causa di un violento acquazzone”.

L'omaggio di Messner: "Che eleganza in quella sua arrampicata"
Ecco il ricordo di Roberto Barato, che assieme a Roberto Bianchini del Cai pordenonese ha pubblicato un volume sulla vita dell’alpinista.
"La prima volta che ho sentito parlare di Carlesso "alpinista" è stato nel '54. Alla sala del Don Bosco di Pordenone veniva proiettato il film della 1a salita al K 2. Era presente l'eroe del momento: Lino Lacedelli. Ricordo che, prima della proiezione, Lino ha fatto grandi elogi a Raffaele Carlesso per i suoi meriti alpinistici. Solo negli anni successivi, incominciando a frequentare la montagna, mi sono reso conto di quanto fossero meritati quegli elogi. Nel '49 Lino stesso, con Luigi Ghedina “Bibi”, era riuscito a fare la 1a ripetizione della via Carlesso alla Torre Valgrande in Civetta, aperta con il valdagnese Mario Menti nel 1936, uno dei suoi maggiori capolavori.

Messner, quest'inverno a San Vito al Tagliamento, durante la videoconferenza, ha detto che si sente sempre onorato quando viene nella nostra zona, la terra di Carlesso. E, in un suo articolo del '76, riferendosi a Carlesso, dice “... quando egli racconta ed insieme gesticola, si ha l'impressione che un istante dopo egli salirà su per le pareti della stanza, e quando egli arrampica, è sempre quel fiume di movimenti a contraddistinguerlo, a svelare la sua eleganza e la sua decisione”.

Un altro alpinista, Gian Piero Motti, così descrive la sua arrampicata: “Tutto nervi, agilissimo, riusciva a superare passaggi impossibili in arrampicata libera ricorrendo ad una tecnica personalissima, tutta impostata sull'opposizione degli arti”. Nel 1931, a soli 23 anni, è il più giovane accademico del Cai. Nel 1935 gli viene assegnata la 1a medaglia d'oro al valore atletico per l'alpinismo. Nel 1972 (alla 1a edizione) la Propordenone, di concerto con l'amministrazione civica, gli attribuisce il premio San Marco.

Nel 1987 la Comunità Montana Agordina gli conferisce l'Agordino d'Oro, premio alla discrezione. In 70 anni di alpinismo ha compiuto migliaia di ascensioni, ripetendo le vie di maggiori difficoltà e aprendone altre considerate ancora tra le più impegnative e complete delle Dolomiti.

Accanto alle salite si devono ricordare le decine di salvataggi di numerosi scalatori in estremo pericolo, spesso da solo ed in condizioni di tempo ed ambiente proibitive. A 76 anni, in Lavaredo, ripete la Nord della Grande in 7 ore. E, successivamente, la Nord della Ovest per la via Cassin. A 80 anni compiuti ripete la direttissima degli Scoiattoli e la diretta Dimai nel gruppo delle Cinque Torri. Un alpinista francese ha chiesto alla rivista del Group Haute Montagne di Parigi se il Carlesso attuale fosse il figlio od un omonimo del Carlesso degli anni '30, gli sembrava impossibile tanta longevità ai massimi livelli. Aveva trovato la sua firma sul libro di via della Brandler-Hasse sulla Nord della Grande di Lavaredo.