ZONE PERIFERICHE DI CORNEDO - TRA STORIA ANTICA ED ESPANSIONE MODERNA Stampa
Scritto da Redazione   
Lunedì 22 Febbraio 2010 10:04

iL settimanale diocesano "La Voce dei Berici" in occasione della visita pastorale del Vescovo, mons. Nosiglia, ha pubblicato interessanti articoli di storia e presenza artistica nelle parrocchie del Vicariato di Valdagno che comprende gran parte della Vallata. La ricerca qui presente pone l'attenzione sulle due frazioni di Cornedo Vicentino, in un certo senso storicamente e geograficamente contrapposte: la moderna Spagnago e l'assai più antica parrocchia di Muzzolon.

SPAGNAGO

L'abitato di Spagnago sorge in gran parte sulla sinistra orografica del torrente Agno; si potrebbe definire una zona residenziale di Cornedo Vicentino, una naturale continuità del grosso centro. In effetti Spagnago è una frazione di Cornedo sviluppatasi in seguito al boom economico degli anni Sessanta.

Le prime costruzioni risalenti alla fine del 1800, sono aumentate freneticamente negli ultimi decenni come i residenti, e oggi sono 2.500. E’ posta in zona. pianeggiante, solo gli ultimi fabbricati sono sparsi nella zona collinare retrostante. Gli abitanti, che risentivano sensibilmente della mancanza della chiesa e di strutture per attività inerenti, si sono attivati presso gli  organi competenti per realizzare il loro sogno.

La chiesa intitolata a S. Giuseppe Lavoratore è stata ideata  dall'ingegnare Gino Ferrari e rappresenta un esempio molto interessante di architettura sacra del XX secolo, perché propone toni e dimensioni non così imponenti e celebrativi come passato ma adeguati all’ambiente naturale della sua sede.

Guardando dall'alto della collina che sorge dietro Spagnago, si notano i muri delle absidi rotondeggianti e interrotti; è tutto un susseguirsi di linee oblique che si rompono e scendono declinando verso la valle come   i monti intorno. Dal vasto piazzale antistante la chiesa (che può essere un moderno sagrato), una'bella scalinata porta all'altezza della navata alla quale si può accedere da due ingressi.

Lateralmente si innalzano due verdi cipressi e una croce. All'interno, da qualsiasi punto della navata, si possono ammirare, tutti gli arredi in fila lungo l'abside: il fonte battesimale, l'ambone e l'altare in marmo bianco. La parete di fondo è spoglia, rivestita di mattoni grezzi color rosso scuro che vogliono dimostrare la drammaticità e l'isolamento di Gesù Cristo al momento della crocifissione. La tragicità della morte, non è priva di luce che, dall'alto, scende sulla pallida scultura del Cristo.

Ben visibili sono l'organo e il coro indispensabili in ogni chiesa per l'animazione liturgica:, per rendere la celebrazione una vera festa. L’altra vetrata di disegni rosseggianti che va verso l'uscita, simboleggia i doni dello Spirito Santo. Nella cappella della Madonna c'è una scultura dolcissima di Natalino Samrnartin: un bambino è appoggiato sul volto della madre  con espressione appagata-e fiduciosa, così come appare protettiva e serena quella della madre.

MUZZOLON

Chissà se i goti Muzolone e Carienta sono veramente vissuti su queste colline. La loro storia è narrata in un libro di don Domenico Colicelli, pubblicato nel 1935, in cui si legge che i due giovani, uniti in matrimonio, abbiano dato origine alla signoria dei Trissino, i più ricchi latifondisti della Valle dell'Agno per molti secoli.

Non esiste documentazione affidabile in merito, ma la gente rimane affascinata da queste leggende, quindi le alimenta e le tramanda. I Goti, barbari della Pannonia, dopo aver dominato l'Italia per circa sessant'anni, subirono una decisiva sconfitta ai piedi del Vesuvio, da parte di Narsete, generale dell'imperatore Giustiniano. I superstiti si ritirarono e varcarono le Alpi. Alcuni, durante la fuga, trovarono rifugio sulla collina di Muzzolon, dove si insediarono. Altri testi storici più attendibili parlano di popolazioni germaniche bavaresi, come quelle che avrebbero colonizzato il territorio e che diedero origine alla gente che ancora oggi vi abita.

Anche "l'Omo della roccia", sperone roccioso sopra il paese, è una denominazione di origine leggendaria: il demonio distrusse e seppellì una contrada, i cui abitanti conducevano vita immorale. Il  ritrovamento di oggetti in seguito a scavi in quel punto, alimentarono la fantasia. Vicino a questo roccione passa la famosa Pista Veneta, sentiero di pastori che da Novale porta a Monte di Malo, praticato qualche millennio avanti Cristo.

La prima data riferita a una costruzione religiosa nell'abitato di Muzzolon è del 1419, perché esiste  un testamento di una persona desiderosa di essere seppellita nel "poliandro" (sepolcro per più defunti, n. d. ) della chiesa di San Marco Evangelista e il primo nome risultante di un parroco è quello di Guarniero dí Alemagna, del 1434.

La parrocchia di Muzzolon fu istituita e soppressa più volte tra il XV e il XVI secolo, finché nel 1530, con una bolla vescovile,  fu elevata definitivamente a parrocchia indipendente da Cornedo, seppur facente parte di quel comune. Tra .Muzzolon e Cornedo , tra i relativi parroci, esistevano controversie a causa delle contrade Pretti, Crestani e Cerati, che volevano usufruire della chiesa di San Marco, scontrandosi con  il parere negativo dell'arciprete di Cornedo. Anche  le pretese giurisdizionali di quest'ultimo sulla chiesa di Muzzolon, furono respinte e soppresse con la  stessa bolla del 1530 dal vescovo di Vicenza Nicolò de Rodolfi.

Rimase a lungo un solo obbligo; cioè imporre al parroco di Muzzolon di recarsi il sabato santo nella chiesa di Cornedo per assistere alla benedizione pasquale offrendo un cero e una libbra di cera in segno di rispetto. Si riscontrava che anche nel 1630, alcune contrade di Cornedo dislocate molto più vicine a Muzzolon desiderassero essere annesse a quest'ultima parrocchia, ma la loro richiesta fu respinta. Tutte queste domande e malcontenti secolari si risolsero definitivamente dal 15 aprile 1927, data nella quale il vescovo Ferdinando Rodolfi fece annettere alla parrocchia di Muzzolon le contrade Crestani, Bassani, Tisi, Bastianelli e Colombara.

Pochi decenni prima, il parroco don Antonio Magnaguno (1890-1903) diede una significativa svolta alla parrocchia con innovazioni di carattere materiale e spirituale che gli seppe istituire e curare. L’attuale chíesa di S. Marco evangelista conserva importanti testimonianze artistiche, del passato: un bassorilievo in pietra dipinta della Madonna in trono con il bambino benedicente, S. Agostino vescovo e San Rocco protettore dalla peste; più in alto, l'Eterno, la colomba dello Spirito Santo, l'Annunciazione con l'arcangelo Gabriele con tre gigli in mano. Quest'opera proviene dalla chiesetta di S. Rocco in Muzzolon del 1630.

Gli altari di S. Marco evangelista del 1713 e quello della Madonna del Rosario del 1714 sono stati recuperati dalla vecchia chiesa, testimonianze della scultura barocca.

Sotto la guida di pastori illuminati la comunità di Muzzolon  mantiene primati invidiabili e ha dato risposte esemplari per che riguarda l'arte sacra.
Sopra la chiesa, c'è una grande sala da musica che dà opportunità ai giovani di studiare vari strumenti, ha formato validi organisti che mantengono viva la tradizione  del coro e dell’organo.

Muzzolon ha il vanto di aver dato i natali a due figure illustri in ambito religioso: il padre Beato Kirker e padre Luigi Sodiro. Il primo (1652-1730), dell'ordine dei Francescani minori osservanti riformati, fu teologo, filosofo, mistico, storico, che ci ha tramandato varie sue opere manoscritte. Il secondo (1836-1909), sacerdote gesuita, fu dotto e pio religioso,  distinguendosi in lavori scientifici svolti a Quito in America del Sud, dove visse e operò per trentotto anni, prima come missionario che condivise pene e privazioni con le tribù indigene e poi naturalista e scienziato che insegnò all'università di Quito.

(Pubblicato su "La Voce dei Berici 21 febbraio 2010 a cura di Virginia Gaspari)

Ultimo aggiornamento Martedì 11 Febbraio 2014 23:53