VOLPI LUCCIOLE E CIELI PERDUTI |
Scritto da Redazione |
Sabato 21 Novembre 2009 15:56 |
INFORMIAMO CHE IL NOSTRO SITO E' LIETO DI PUBBLICARE TESTI NARRATIVI INEDITI DI SCRITTORI DELLA VALLATA. Inviate i vostri lavori alla Redazione o all'indirizzo di posta elettronica Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Della serie "Scrittori della nostra terra" pubblichiamo un racconto di Elisa Ercego già pubblicato ne "Il Nostro Campanile", periodico della ProValdagno e distribuito ai soci nel numero 253 marzo aprile 2009 . Il richiamo agli elementi della natura è uno degli aspetti più frequenti e anche partecipati della narrativa locale assieme al tema dei ricordi d'infanzia e delle stagioni passate. VOLPI LUCCIOLE E CIELI PERDUTI Scendeva la sera e comare volpe si aggirava furtiva nei pressi dell’osservatorio “Hoalage Belt” (”Il cielo sacro” nell’antica lingua cimbra), mentre l’ombra della notte che scendeva piano tingeva di blu le montagne e le verdi colline adagiate lì intorno.
Così a comare volpe era rimasta una certa curiosità e ora se ne stava sdraiata sul prato rasato di fresco ad attendere la notte, cullata dal canto dei grilli che accordavano gli strumenti per la consueta soirée di mezzanotte, e il fruscio delle foglie degli alberi che si agitavano cullate dalla brezza calda della sera, mentre un delizioso profumo di fiori e di fieno solleticava dolcemente il suo proverbiale olfatto. Parcheggiarono le loro auto nella spianata di ghiaia a fianco dell’osservatorio ed entrarono dentro l’edificio che aveva la forma di una gigantesca torre circolare. Coda Rossa all’arrivo degli uomini si era nascosta tra gli alberi del boschetto sopra la collina e osservava attentamente ogni loro movimento, le orecchie tese a captare ogni rumore e gli occhi ben spalancati per scrutare l’oscurità. Solo una fioca luce filtrava da dietro il pesante portone all’entrata dell’osservatorio rimasto socchiuso, e che bisognava varcare per entrare dentro l’edificio. Coda Rossa si fermò lì davanti esitante, poi si fece coraggio ed entrò dentro la torre misteriosa senza fare il minimo rumore. Dentro era tutto buio, ma guardando a destra la volpe notò una luce che filtrava da un’altra porta lasciata socchiusa. Dietro la porta c’era una grande stanza tutta illuminata; gli uomini si erano radunati li dentro e parlavano animatamente tra di loro, chi in piedi e chi seduto su delle seggiole, ma tutti fissavano una scatola magica che rifletteva delle immagini curiose.
Coda Rossa guardava incuriosita e perplessa; gli uomini parlavano un linguaggio che non capiva: la scatola magica si chiamava PC e le immagini che rifletteva erano chiamate frames e venivano esaminate attentamente per rilevare la presenza di supernove... Comare volpe si fermò per un po’ ad ascoltarli senza capire niente, poi si strinse le spalle perplessa e si allontanò. Come facevano gli uomini a cacciare le stelle, si chiese dubbiosa e poi dove le custodivano, visto che la stanza le era sembrata abbastanza piccola. Ma, soprattutto, dov’era il gigantesco albero di ferro di cui tanto aveva sentito parlare dagli animali del bosco? Incuriosite dal racconto di comare volpe, le lucciole non si fecero pregare due volte e interruppero il loro ballo per salire con lei all’interno della cupola che conteneva il misterioso strumento usato dagli uomini per cacciare le stelle. Salirono la scala che conduceva al piano superiore dell’osservatorio senza fare il minimo rumore. La parte superiore del cilindro era saldamente agganciata a due aste di acciaio che le lucciole e la volpe avevano scambiato per dei rami. Sulla parte inferiore del cilindro erano stati montati dei pesanti bilancieri che servivano a mantenere in equilibrio il telescopio nella posizione stabilita dagli uomini, che facevano ruotare lo strumento seguendo la direzione dei quattro punti cardinali per orientarsi nel cielo. Quando tutto tacque gli animali tornarono su a osservare il gigantesco telescopio, ma ancora non erano riusciti a capire come facevano gli uomini a catturare le stelle. Le lucciole si arrampicarono sulla parte superiore del telescopio e guardarono dentro il grande specchio che luccicava illuminato dalla luce delle stelle, chiedendosi l’un l’altra cosa fosse. Tale fenomeno era un evento raro ed eccezionale e talvolta la luce irradiata da quell’esplosione si poteva ammirare per giorni nel cielo anche ad occhio nudo. Gli astrofili lavoravano a quel progetto da diverse notti e quando videro quelle strane luci danzare nello schermo subito furono presi dal panico credendo di aver scoperto quanto cercavano, ma poi la delusione cancellò l’euforia del momento, quando capirono che si trattava di innocue lucciole.
Anche gli uomini erano spaventati e non sapevano cosa fare. Comare volpe cercò allora di giocare d’astuzia e approfittando del panico che aveva bloccato gli uomini per la sorpresa, sfrecciò come un siluro tra le loro gambe, poi corse giù lungo le scale guadagnando la porta d’ingresso e poi via su per i prati fino al limitare del bosco, dove si buttò sfinita tra i cespugli con il cuore che le batteva forte nel petto per lo spavento. Senza alcuna esitazione contattarono il Central Bureau, l’ente americano adibito al controllo delle supernove, poi nei giorni successivi la notizia si sparse in tutto il mondo e tutti ne parlarono a lungo, non solo le riviste specializzate, ma anche i quotidiani nazionali, mentre la gente dei dintorni per giorni e giorni si recò a visitare l’osservatorio “Hoalage Belt” a Marana di Crespadoro, attirarti dalla straordinaria scoperta che vi era stata fatta in quella parte di cielo. |
Ultimo aggiornamento Lunedì 23 Novembre 2009 08:12 |