IL TRAFORO DELLO ZOVO, DIECI ANNI DOPO PDF Stampa E-mail
TERRITORIO - Economia
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IL TRAFORO DELLO ZOVO, DIECI ANNI DOPO
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   (DA “Il nostro campanile 255 luglio agosto 2009)

  Il 3 luglio 1999 si inaugurava il tunnel Schio-Valdagno

   Quando  l’idea cominciò a concretizzarsi c’era molto entusiasmo ma anche una malcelato scetticismo: per troppo tempo se n’era parlato, inutilmente, fantasticando su progetti irrealizzabili e con l’obiettivo costante di far uscire Valdagno e la sua valle dall’isolamento non solo geografico, verso il resto della provincia, in direzione della fascia pedemontana. 

Già nel 1872 il consiglio comunale discusse una proposta del nobile Luigi Valle relativa ad una galleria ferroviaria per collegare Valdagno alla rete ferroviaria nazionale. L’idea ritornò durante la Grande Guerra 1915-18 per scopi militari; mentre negli anni ‘50 e poi negli anni ‘60 fu proprio la Pro Valdagno a promuovere un progetto messo a punto dai tecnici Capozzo, Saetta e Maddalena. 

Negli anni ‘70 la Technital elaborò un progetto in collegamento con la nuova autostrada Valdastico. Caratteristica comune di tutti questi progetti era l’ipotesi di una galleria a mezza collina, conservando quindi una viabilità di montagna, in grado di migliorare notevolmente i tempi di percorrenza, ma non adatta a conseguire l’obiettivo dell’integrazione dei due centri. E questa era la vera novità del progetto abbozzato tra l’estate del 1987 e l’inizio del 1988, formalizzato con un incarico di studio di fattibilità divenuto poi un progetto di massima approvato nel settembre del 1988 dai consigli comunali di Valdagno e Schio. 

Integrazione - si disse giustamente - che poteva essere conseguita solamente se la distanza in termini di tempo tra i due centri fosse portata sotto la soglia dei dieci minuti. Da qui la scelta di progettare un collegamento “a raso”: una strada urbana praticamente pianeggiante per congiungere direttamente le aree centrali di Valdagno e Schio. In questo modo la questione “traforo” si inseriva in una strategia territoriale e socio-economica, e il tunnel urbano diventava la condizione di partenza di un vasto processo di integrazione e di sviluppo delle risorse ambientali, territoriali e socio-economiche. 

 Probabilmente questa nuova impostazione contribuì notevolmente al successo dell’iniziativa, mobilitando risorse politiche, economiche e finanziarie e coalizzando attorno all’opera un vasto consenso di opinione pubblica su entrambi i versanti. 

Ho voluto ricordare il contesto nel quale nacque e si realizzò il tunnel Schio - Valdagno (si decise a suo tempo di usare l’ordine alfabetico...) per sottolineare l’importanza di una struttura viaria che ha mutato profondamente il nostro assetto territoriale, ma che doveva e deve essere un motore di sviluppo e di integrazione con tutto l’alto vicentino.
   Forse è stato un errore, una volta completato il traforo, chiudere il Consorzio per l’integrazione delle città di Schio e Valdagno (sorto nell’aprile del 1990); in ogni caso, un percorso di integrazione di aree in una prospettiva di creare sinergie e sviluppare potenzialità condivise rimane tuttora necessario, anzi per certi versi drammaticamente urgente.