di Flavio Frizzo
Dalla strada che scende, diritta e ripida dopo Palon, si vede subito Il paese a cavallo tra il piano e le prime pendici della collina, indeciso quasi da qua le parte andare ... Restare amorevolmente avvinto alla tradizione della periferia più autentica o farsi coinvolgere, in pieno, dallo sviluppo più lineare del fondo valle.
Sono due aspetti dello stesso nucleo che sembrano guardarsi orgogliosi della propria diversità e disponibili ad un unico intento di indirizzi solo al seguito di qualche evento inintuibile ma forse atteso. E pensare che tutto è lì, proprio al centro della diramazione della vallata, l'incrocio tra la direttrice Trissino-Valdagno e l'apertura per Malo, Schio, Thiene.
Ci dovrebbero essere i presupposti, dato il punto cruciale, per poter intercettare e sfruttare Il continuo e tangente transitare di idee, persone e tecnologie. La possibilità di mettersi "in mostra" per proporsi come spalla o piazzuola di parcheggio e d'interscambio di una parte del tanto che ora transita e sembra voler ignorare, a dispetto, l'esistenza, la disponibilità e la capacità di Brogliano.
Una sorta di atavico snobismo perpetrato a tal riguardo diventa sempre più evidente e continua a trovare nuova ragione di essere per causa delle limitate Infrastrutture industriali e del parsimonioso insediamento di nuovi nuclei famigliari.
Perché Il paese non riesce ad uscire dalle quinte del teatro Valle dell'Agno sì da diventare, se non proprio un protagonista, almeno una figura di rilievo dato che vi si trova praticamente in mezzo e quindi possibile al contagio? Le "disaffezioni esterne" trovano indubbiamente origine anche dalle indecisioni e dalle disattenzioni interne delle quali, purtroppo, si è visto molto soprattutto intorno agli anni sessanta. Pur nella ricerca di simbiosi con l'evoluzione industriale circostante, l'amministrazione pubblica ed il contesto imprenditoriale non si sono sempre dimostrati decisi e lungimiranti nel pensare, localizzare e promuovere le aree Idonee ed appetibili per l'insediamento di fabbriche o laboratori artigianali.
Nella scia di una linea d'azione così debole di vere convinzioni ed adegua te programmazioni, ha giocato poi un ruolo determinante l'ostruzionismo deciso praticato da taluni proprietari di terreni tanto contrari quanto miopi e nuove e concrete opportunità di lavoro, di guadagno e progresso collettivo. Nemmeno l'etichettatura di "zona depressa" supportata dalle note agevolazioni intrinseche è valsa a smuovere lo stato delle cose e, per tutto questo, alcune aziende hanno cercato altrove terreno più fertile. Certo l'empasse della soluzione industriale ha scongiurato l'invadenza delle conseguenti ed indispensabili strutture e forse l'ombra lunga dell'inquinamento e lo spettro del probabile degrado ambientale.
È possibile anche affermare, se si vuole, che tutto Il male non viene per nuocere senza dimenticare però che Il costo per mantenere il paese-oasi-risparmiata è la pendolarità di buona parte della forza lavoro verso altri centri provvisti di aree meglio attrezzate. Lo spostamento continuo e giornaliero della mano d'opera locale è valutabile, oggi, Intorno al quattro quinti del totale. Tale situazione non può favorire, non favorirà certamente neanche In futuro l'Incremento anagrafico di Brogliano anzi tenderà a Iimitarlo in diretta proporzione alla necessità oggettive dei lavoratori, soprattutto giovani, di spostarsi anche con la famiglia vicino al posto di lavoro.
Allora Brogliano continuerà a censire, più o meno, lo stesso numero di abitanti e le stesse case, che tra il piano e il cominciare della collina, continueranno a guardarsi silenziose attraverso la stessa aria intrisa, probabilmente, di malinconia e di vecchiaia.
(da Appunti – Vita della Valle dell’Agno – giugno 1989)