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di Antonio Boscato (pubblicato su Jobscuola.it 2008)

  Ci sono diversi modi di celebrare un avvenimento: in primo luogo, ricordare, ricostruire, rievocare un fatto a cui abbiamo assistito. Da questo punto di vista lo possono fare in pochi. Tutti coloro che hanno meno di cinquant'anni, o sono giunti in città dopo quella data, quel fatto non possono dire di ricordarlo o averlo vissuto. Quarant'anni non è un piccolo arco di tempo. Perché poi ricordare un fatto quarant'anni dopo quando l'abbiamo ricordato poco nel ventesimo o trentesimo anniversario?


  Ricordare può essere sinonimo di “ricostruire”, aggiungere dettagli a un avvenimento trascorso per riportarlo alla completezza dello svolgersi dei fatti: cosa è veramente successo, quali gli attori, quali motivazioni, le conseguenze scaturite da esso... Ma per fare questo dobbiamo ritenere l’avvenimento particolarmente importante da meritare l’attenzione dello storico. Difficilmente accade per un fatto occasionale per quanto eclatante.


  Ricordare un anniversario può esprimere l'intenzione di “celebrarlo” nel senso letterale del termine, quando quella data viene considerata il punto di arrivo di una serie di conquiste sindacali e politiche e perciò ha un significato che va al di là dell'ambito strettamente locale per diventare evento significativamente importante di un percorso storico generazionale. È l’interpretazione che hanno dato di quel giorno i partiti della sinistra del tempo e della CGIL secondo i quali quel giorno: “l'unità operaia-popolare ha spezzato il sistema feudale di Marzotto e ha fondato un sistema di forze nuove che ha visto legati i commercianti, gli studenti e i contadini alla classe sfruttata dei lavoratori della fabbrica; la città nuova, la Valdagno democratica nasce lì”. Ma il 19 aprile non è stato assolutamente questo. Quando c'è folla ed esasperazione può succedere di tutto, magari se qualche testa calda, venuta da fuori (e sinceramente quel giorno qualche testa calda - i famosi sociologi di Trento? – c’era), fa da miccia. Va detto però che anche oggi vi è difficoltà ad accettare il fatto che a scatenare e a partecipare alla violenza siano stati cittadini e operai della fabbrica. L’idea dell’intervento esterno fu sostenuta dall’Azienda e dagli stessi sindacati per alleggerire la posizione di quarantatre valdagnesi che nella serata del 19 aprile furono arrestati e portati in carcere a Padova. Per dimostrare la tesi dello “scontro di classe” sostenuta dalla CGIL e dai partiti di sinistra di allora ci vogliono ben altri riscontri1.
  Ricordare può essere infine una spinta per fare confronti: come eravamo allora? Come siamo oggi? Quale percorso ha compiuto in un arco di tempo significativo e denso di avvenimenti la nostra comunità? Questo, forse, lo stimolo più suggestivo: quanto il passato, che noi fotografiamo in un certo momento storico, agisce in comportamenti, in mentalità e sensibilità ancora attuali? Per giustificare ciò sottolineo che ancora si avverte, in parte della nostra gente più anziana (e che, quindi, ricorda), un sentimento di rimpianto per quella città di un tempo ricca di opportunità e di qualificati servizi che la ponevano ad esempio in tutta la regione. In questo caso vuol dire che intendiamo fare la storia di un periodo partendo da fatti di cronaca per capire le trasformazioni di un tessuto economico e sociale in un territorio.