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 I nostri primi viaggi e le prime esplorazioni li abbiamo fatto da bambini guidati dai genitori ma pure da soli esplorando prima casa nostra poi l’ambiente attorno e, accanto allo spazio fisico, l'humus naturale umano del nostro territorio. Questo esplorare apprendendo ciò che ci sta attorno è una prima esperienza di conoscenza e di incontro.  Ma i ricordi che ancora ritornano sono oggi soltanto viaggi nella memoria venati da nostalgia? Un richiamo a una mitica età dell'oro? No, se questi viaggi sono vissuti anche criticamente nel confronto con l'oggi senza mitizzare o svalutare il presente.

Riconosco in questo “vicino” lo spazio che ha segnato, la mia crescita ed affettività, che quindi ha avuto buona parte nell’indicazione della mia identità. È come dire che sono i luoghi delle mie radici. Viaggiare nel vicino vuol dire allora vivere sempre negli stessi posti ma trovare occasioni per scoprirli, per scoprire le persone e le cose che incontriamo e queste nuove scoperte possono essere portatrici di novità.

Posso spiegare meglio questa mia idea facendo riferimento ai miei primi anni di docente con gli alunni di scuola media. Quando ho iniziato a insegnare lettere nella scuola media alla fine degli anni 60 avevo il compito di portare gli alunni a studiare geografia, a dire il vero materia forse erroneamente un po’ trascurata se posta a confronto con lo spazio dato alle altre due materie assegnatemi italiani e storia.

Il programma era allora strutturato in cicli precisi: nel primo anno si accostavano (studiavano?) le regioni dell’Italia, nel secondo i paesi europei, nel terzo i paesi extraeuropei. Il libro di testo richiedeva soprattutto di memorizzare una serie di informazioni sul territorio, sul tessuto economico, sulle principali città, i principali monumenti di queste. L'insegnante richiedeva l'impegno di memorizzare informazioni sui lunghi anche relativamente vicini, che probabilmente non si sarebbero mai visitati. Ma a me insegnante novello e ben privo di precedenti esperienze mi fu suggerito di iniziare nella classe prima partendo dalla “geografia del vicino”. Io ho capito che voleva dire addestrare gli alunni a guardarsi attorno, anche portandoli fuori dall'edificio, impegnandoli a osservare e, dal guardare, maturare all'osservare, iniziando a estrarre delle conoscenze del proprio territorio.