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Dove ora sorge Piazzale Schio esisteva un grande orto che forniva di vari prodotti le “Cucine economiche”, delle quali si è persa oggi memoria. Alla direzione era preposta una suora del Sacro Cuore e, in teoria, doveva servire come mensa per i poveri, ma sentivo dire dal momento che era molto apprezzato il baccalà del venerdì, si poteva fare l’asporto (altro termine moderno!). Per accedervi bisognava attraversare per mezzo di un ponticello la roggia scoperta che portava l’acqua all’attività del Maglio di Sotto, della quale ancora esistono i ruderi.

In questi negozi del centro si faceva la spesa quotidianamente secondo la necessità dal momento che non c’era il frigorifero per conservare. In centro c'erano le pasticcerie frequentate soprattutto alla domenica e attorno come luoghi di incontro e ristoro le osterie, dove gli uomini nel dopolavoro sostavano per giocare a carte e bere vino. dove noi però da ragazzi non potevamo entrare perché abbondavano le bestemmie e non erano infrequenti casi di ubriachezza. Fare la vasca è una consuetudine che è giunta da noi molti anni dopo, quando sono arrivati numerosi insegnanti meridionali che hanno importato una loro consuetudine. Di certo, la movida non era neppure immaginata.

L’unico ristorante di cui ricordo il nome, ma sicuramente ce n’erano altri (forse Il Savoia di fianco alla Chiesa), dove si andava a festeggiare qualche avvenimento era “alla Rosa” accanto a Piazza Roma. Di alberghi/pensioni ne esistevano diversi, sparsi un po’ qua e là, in Oltreagno c’era il Pasubio hotel di un certo livello sorto al tempo dei Jolly Hotels, ma più popolari Da Marietto in via 7 Martiri, I 2 Mori, che apparteneva alle ACLI e, molto più modesto, I 3 scalini alla fine di via Manin. Montalbieri a Castelvecchio era l’albergo per le ferie di impiegati e dirigenti. Le vacanze in uno dei primi anni delle elementari le trascorsi in un “roccolo”, affittato da mio padre sempre da quelle parti e vedevo con meraviglia passare dei giovani ben bardati a cavallo perché a Montalbieri si faceva anche equitazione. E c'era una vita religiosa intensa e frequentata, con ricorrenti festività. Per noi bambini il momento clou era nella festa del patrono san Clemente in novembre, quando dopo la messa ci affollavamo sotto il campanile per prendere le “nespole” poi negli ultimi anni sostituite dalle caramelle.

Nei giorni festivi alla Messa Grande la gente era chiamata dal suono festoso delle campane che ancora erano maneggiate con perizia dai “campanari”, mentre, di fianco al campanile alla domenica la Bassanese (un cognome, non il nome di provenienza) vendeva le frittelle di riso con la maresina (non ancora dop) o forse anche con la sardela). La gente era solita, dopo una delle tante messe domenicali che si succedevano, ma solo al mattino, sostare a lungo sul sagrato in un momento quasi tradizionale di ritrovo settimanale.