Non c’era traffico neppure sulla strada principale. O meglio, c'era, ma era principalmente composto da biciclette. Lungo la strada principale scendevano e salivano frequenti i grandi camion della Recoaro che portavano in cassette di legno le bottiglie di acqua. Nell’ultimo tratto prima della stazione il treno viaggiava quasi strisciando le case e, talvolta, di ragazzini dell’oratorio mettevamo incoscientemente dei sassi sulle rotaie per poterle vedere pericolosamente frantumate e schizzate dalle ruote.
I nomi delle vie del centro dopo la guerra erano cambiati con titolazioni più risorgimentali. ma questa era avvenuto poco dopo la mia nascita. Sentivo parlare di sviluppo di nuovi quartieri a sud est indicati come gruppo con il nome di “Terre Perdute” (Libia, Zara, Cirenaica...). La città sociale era già stata costruita ma fino al mio trasferimento là era per me una realtà sconosciuta, salvo che per la frequentazione dell’Asilo e delle Scuole elementari. Sentivo dire che la città si stava ingrandendo perché dopo il cimitero stava sorgendo un nuovo gruppo di case popolari a cui veniva attribuito comunemente il nome di “Case Fanfani”. La popolazione aumentava e si attendeva il superamento del numero di trentamila abitanti. Secondo un’opinione comune in popolazione avevamo superato Schio, ma, concedendo che il dato potesse essere vero, era un primato che avremmo perso presto.
C’era una grande dimensione popolare e una vita sociale in particolare nella via Rio caratterizzata da un grande cordialità e magari ci saranno state anche rivalità tipiche del paese, io non potevo conoscerle e quindi avvertivo la semplicità del rapporto umano. Questa caratteristica la persi completamente dopo il mio trasferimento in Oltreagno.
C’era il boom delle nascite? Probabilmente. Ricordo che noi bambini eravamo in tanti e andavamo a scuola in classi rigorosamente divise per sesso (il che avveniva anche per la frequenza al catechismo). Gli alunni delle contrade avevano spesso il loro asilo ma anche la scuola elementare: Castelvecchio, Cerealto, Piana, Campotamaso..., persino la contrada Novella, via via sempre meno frequentate fino a formarsi delle pluriclassi. Di tutte rimane ora solo la scuola di Piana.
Quanto a vita culturale e dei mezzi di istruzione e sano passatempo erano attive le due biblioteche disponibili (il Comune non aveva ancora istituito la propria): la biblioteca parrocchiale a carattere molto popolare faceva ruotare liberi di sana e buona lettura e quella più “letteraria” del Dopolavoro aziendale di cui si servivano soprattutto persone di livello un po’ più elevato. Studenti e scolari per quanto occorreva scolasticamente facevano riferimento a Nello Cinesin un’istituzione con la sua Libreria Buona Stampa che aveva anche a disposizione un buon assortimento di libri, ma nello spirito del negozio “buoni”, oltre a ciò aveva pure una certa quantità di testi religiosi e devozionali. Più aggiornata era invece la libreria della Ita Bevilacqua che era brava a consigliare.
I “contradaioli” (niente a che vedere con quelli della città storiche) scendevano al venerdì per il mercato e alcuni luoghi tra gli anziani o ricordati come il “mercato dei pollastri”(oggi piazza Roma) o “la piazza delle bestie” (invece dell’odierno più classicheggiante “foro boario”) ma che io ricordo come il luogo dove durante i mesi estivi trovavano posto diverse “anguriare”, che possono essere ricordate ora come la preistoria della movida quando era frequente portarsi lì perché alla sera il nonno mi accompagnava a comperare l’anguria che si mangiava sul posto.