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L’iscrizione sul portale del Duomo di San Clemente riporta le due date di costruzione nel 1777 e di un importante restauro come scioglimento di voto dopo la prima guerra mondiale sono storicamente intriganti. Come è stato possibile che un edificio così imponente sia stato costruito da una comunità che in quegli anni non contava più di 3000 anime dal momento che le varie comunità collinari si riferiva alla propria parrocchia?

Anche se piccolo, posso dire di avere incontrato marginalmente la vita politica. Sentivo dire che Marzotto era liberale, ma che era importante che la Democrazia Cristiana dovesse vincere le elezioni perché ciò avrebbe assicurato la libertà contro la dittatura comunista. Chissà, forse è anche per quello che si avvertiva nella famiglia e nel proprio ambito di riferimento che si sono formati i primi orientamenti “sociopolitici” che hanno poi indirizzato le scelte negli anni successivi.

Rifletto che, prima di approdare ai “veri viaggi”, c’è stato tutto il periodo del “tirocinio”. Ebbero inizio proprio negli anni delle scuole elementari i miei primi “viaggi”. Si usciva fuori a vedere altri luoghi, ma sempre in un ambito strettamente dipendente dal luogo di provenienza. 

Posso dire ora che anche per me ci fu il “tempo delle colonie”. Le prime uscite dalla famiglia furono alla colonia Marzotto (che erano due: quella marina e la montana). C’erano i “soggiorni”: noi bambini, figli dei dipendenti della Marzotto, potevamo partecipare durante l’estate a un periodo di villeggiatura al Villaggio al mare di Iesolo o, piuttosto, alla Colonia Alpina del Pian delle Fugazze, entrambe le strutture dirette dalle suore salesiane della Fondazione. Era la prima esperienza di stare lontani da casa per una quindicina di giorni.

 Alla “colonia” di Iesolo ci andai solo una volta ed ero molto piccole, ne ho un ricordo vago, a Pian delle Fugazze almeno 3 volte, e, a dire il vero. non ne conservo un bel ricordo: le passeggiate, comandate dalle suore che erano le stesse che guidavano l’asilo, erano (mi sembravano) delle “marce forzate”, chissà, forse la mia avversione al trekking è nata lì, e poi eravamo tutti intruppati per la recita del rosario e non c’era alcun spazio di autonomia, solo giochi rigorosamente etero guidati, cioè imposti.

Ma i viaggi poi alle elementari non finirono lì.  Forse, sempre con l’oratorio siamo andati da qualche parte, in qualche santuario. La mia prima gita importante, nel ricordo almeno attorno a sei anni, la feci al passo di Campogrosso. Tutti noi, cantori, chierichetti e “Fanciulli Cattolici”, fummo invitati a una gita-premio con partenza dal vecchio oratorio Pio X. Non c’era l’autobus, ma un camion dentro il quale vennero collocate più file di panche. Gli scossoni erano assicurati anche perché non ricordo se negli ultimi anni ‘40 la strada fosse asfaltata. Probabilmente no.

Alle elementari, in quegli anni, non si usciva dalla scuola neppure, come si fa oggi, per visitare delle fattorie didattiche. C’erano, più che altro, delle adunate di massa nel grande atrio della scuola Manzoni dove, sempre ben divisi tra classi maschili e femminili (ma anche le due ali nelle aule che partivano dal salone centrale segnavano la separazione per i sessi), ci radunava il Direttore per celebrare le ricorrenze nazionali (soprattutto il 24 maggio!) ed era l’unico momento in cui si lasciava l’aula.

Tuttavia non dimentico i viaggi devozionali, alcuni poco più di una passeggiata mattutina. Nel mese di maggio si saliva partendo da casa alla chiesetta di santa Maria di Panisacco. dove sorgeva un castello di un ramo dei feudatari Trissino. Forse quello è stato il primo incontro diretto con la storia. Il santuario più importante per i vicentini era la basilica di Monte Berico. C’era chi nello spirito del pellegrinaggio si recava a piedi camminando per tutta la notte e percorrendo i circa 30 km per assistere alla prima messa del mattino ma per me c’era la tradizione nella prima domenica dei mesi estivi, più agevole e piacevole, quando con il nostro scodinzolante trenino di primo mattino mi recavo con le zie e il nonno a Monte Berico per ascoltare la messa e poi fare la mitica colazione con biscotti savoiardi e cioccolata al Pellegrino. Ma in questo non c'era nulla di eroico.

 

(fonte A. Boscato Rari Nantes, Mediafactory 2021 pp 15-30)