Nel 2014 si vota per il comune. Chi lo sa? PDF Stampa E-mail
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Il 2014 sarà (molto probabilmente) anno di elezioni: le elezioni europee, forse anche le elezioni politiche, almeno a giudicare dal clima che oggi c’è in giro, ma sicuramente ci attendono le elezioni comunali.

Dopo 10 anni si conclude la gestione del Comune da parte del sindaco Neri che, dopo due mandati, non può più ripresentarsi.

All’appuntamento mancano perciò 7-8 mesi ma, per ora, l’argomento è del tutto assente da ogni discussione e non è mai apparso sui giornali locali. Non sono solo assenti i cittadini ma anche le varie forze di maggioranza e opposizione che oggi, sia pure con ruoli diversi, partecipano alla gestione del Comune.

 

 

Io vorrei offrire qualche spunto di riflessione per cominciare a parlare non tanto sulle persone quanto sulle idee e sulle proposte che occorre sviluppare per dare un buona amministrazione alla nostra Città, pur consapevoli che la crisi attuale condizionerà pesantemente ogni futuro programma.

Se scorriamo tutti i programmi per le elezioni amministrative presentati da tempi lontani fino ad oggi, notiamo che essi sono onnicomprensivi, riguardano tutti i settori possibili del quadro del tessuto territoriale, sociale ed economico della città: sono fitti di grandi promesse e impegni; soprattutto si propongono rilancio e non dimenticano nulla: lavoro, giovani, anziani, quartieri, viabilità, opere e realizzazioni… E i programmi del quinquennio successivo ripropongono le stesse categorie, gli stessi impegni, gli stessi propositi.

Dall’insediamento dell’amministrazione vincitrice delle elezioni si passa a gestire le risorse, i buoni propositi non è che vengano dimenticati, ma ci si rende conto che si deve navigare nel quotidiano: le opere da fare vengono rimandate o ridotte, gli impegni presi di intervento nei vari settori limitati ad enunciazioni di principio e, quindi, si naviga a vista tenendo conto delle possibilità di bilancio oppure delle pressioni di chi, all’interno della città, ha più voce in capitolo.

Ci accorgiamo pertanto che, salvo pochi momenti e particolari realizzazioni (il traforo, gli svincoli, il parco Favorita, l’ospedale…), in trent’anni ben poco la città si è trasformata, anzi l’opinione comune avverte un senso di decadenza e di perdita di un ruolo e di una identità della propria città, diminuita nel numero degli abitanti, parzialmente nascosto dall’arrivo di stranieri (quante badanti ci sono oggi nel nostro comune?), e con sempre minori risorse per dare lavoro a nuove fasce di popolazione.

Non so se si possa calcolare, ma probabilmente è molto alta, la quantità di ricchezza della città che viene mantenuta dalle pensioni.

Di questo, tuttavia, non è giusto attribuire colpa né alle amministrazioni attuali né a quelle passate perché effettivamente Valdagno, come città e territorio, soffre di ben precisi limiti, forse per certi aspetti insuperabili, che ne caratterizzano storia e possibilità.

Di conseguenza, misurando le esperienze delle elezioni del passato, credo che nessuna forza politica farà uscire programmi a pochissime settimane, o addirittura a pochi giorni dalle votazioni,  prima dell’ultimo mese dalla data delle votazioni quando è necessario uno sforzo non tanto di far partecipare la città, quanto di “acquisire voti” nell’unico momento, relativamente (perché solo limitato quel momento) importante, della vita associativa e comunitaria di un quinquennio.

Ma questi programmi chi li ha preparati? Con quale lavoro di squadra?

Quello che prevediamo sarà assente sarà il vero dibattito sulla credibilità delle persone e delle idee, non perché le attuali opposizioni mancheranno di far osservare tutte le inadempienze dell’amministrazione uscente, ma perché all’orizzonte non si vedono figure capaci di mobilitare energie, far partecipare i cittadini…

Valdagno è una città distratta, scarsamente interessata, chiusa nel proprio particolare di ciascun gruppo o categoria, incapace di guardare al futuro e svolgere un ruolo all’interno di tutta la vallata. È, quindi, naturale che chi sarà eletto avrà poi una vita “da sindaco” tutto sommato tranquilla.

Ora, con il contributo qui presentato non c’è la presunzione di avanzare chissà quali proposte risolutive dei problemi di Valdagno, ma soltanto il suggerimento di pensare ad una possibile svolta secondo l’articolazione delle seguenti domande.

Si vuole soltanto porre alcune domande, perché i programmi del futuro quinquennio possano essere costruiti sulle necessità e sui bisogni presenti nella città e sulle risorse realisticamente disponibili per dare ad essi le giuste soluzioni.

Il prossimo sindaco dovrà limitarsi a gestire quotidianamente l’ordinario? Potrà ripromettersi l’esecuzione di qualche progetto?

Potrà a dedicarsi a un rilancio della città trovando “idee” nuove, limitate di certo, ma capaci di suscitare e coinvolgere energie? Occorre avere poi la capacità per tradurle in azioni e opere concrete, facendo riferimento alle effettive risorse disponibili.

 

Le idee però non si inventano al momento, si elaborano, ci si riflette sopra, è necessario tradurre queste in progetti concreti e realistici che facciano riferimento alle risorse disponibili.

Chiunque, qualsiasi forza politica, intenda presentarsi al prossimo appuntamento elettorale locale non dovrà tanto giocare sulla persona che si farà carico di rappresentarla, quanto sul patrimonio di elaborazione riflessione e progettualità di cui è capace di dotarsi nella misura in cui avrà saputo nel tempo coinvolgere e valorizzare chi attorno a sé ha contribuito a elaborare le proposte e sarà chiamato ad attuarle.

Non è una cosa facile e, soprattutto, non si improvvisa, ma se non si vuole che le prossime elezioni non siamo solo un distratto appuntamento, già dimenticato il giorno dopo, è necessario trovare persone ed energie disponibili a dare il proprio contributo.

Esso è frutto di intelligenza, di riflessione, non di volontà di essere presenti in qualche ruolo importante o particolare, ma del sentirsi al servizio della città e della comunità, insomma di appartenere e di dare gratuitamente ciò che la personale storia, intelligenza, riflessione sono in grado di esprimere mettendole con ciò “a servizio”.

Non sarebbe già questo approccio una novità rispetto al passato?

Su questo sito pertanto vorrei aprire un dibattito dato che è a disposizione di chi vuole far sentire la propria voce sui “veri” problemi di cui un’amministrazione può, non solo deve, farsi carico, anche se non ha alcuna intenzione di candidarsi al consigliere comunale (aspirare oggi alla carica di consigliere comunali può essere addirittura irrilevante in quanto il consiglio comunale è del tutto ininfluente, ha una funzione praticamente decorativa, a meno che non ci siano consiglieri capaci di esprimersi e di contare realmente).

Dato che questo sito, è a disposizione di chi vuole far sentire la propria voce sui “veri” problemi di cui un’amministrazione può, non solo deve, farsi carico anche se non ha alcuna intenzione di candidarsi al consigliere comunale (essere oggi consigliere comunali è irrilevante e, soprattutto, inutile in quanto il consiglio comunale è del tutto ininfluente).

Se ci sono voci si facciano avanti. Questo sito esiste da alcuni anni e potrebbe essere riscoperto come occasioni di dibattito di confronto

Non dovrebbe essere che Valdagno meriti la sua sorte: una città che invecchia senza energie, senza alcuna voce che si faccia sentire a un livello più alto, perdendo quello che nella sua storia industriale ha accumulato.

È un augurio, che vuole essere allo stesso tempo un invito, lo facciamo a chi ci legge: siamo in attesa.

di Antonio Boscato