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Palazzetto! Qua bisogna andar giù, non li fermerebbe nemmeno il Patto Atlantico. Una riverenza alla « passaia » e dentro dalla Siora Melia. Il fuoco è maestoso, gira l'arrosto coi « osei » e sotto una leccarda grande come una gondola, piena di polenta, anche la cucina « conomica » va a vapore con « pignatte, tece, casserole », un forno grande da mezzo vitello.
Che profumo, quanto ben dì Dio! Com'erano, e come sapevano tessere felici una volta!
Una fettina di polenta con « on'oseleto » o con una luganega e « vin de valle ». I soliti discorsi, le solite « ciacole » con la parona, con gli avventori. Lo scambio dí bicchiere.
Le osterie, gran bella invension; altro che il telegrafo senza fili!

Cosa interessava loro la posta, il telegrafo? Lo scrivere li faceva sudare una camicia. Gli affari si concludevano sempre per bocca, e basta. Carte e firme alla larga, tutta roba che ti porta dagli avvocati.
« Sta meio on sorze in l'oca al gaso
che on cristian in man de
on'avocato! ».

Cristofolettí con la trombetta suona la chiamata. Anche la macchina fischia all'occorrenza. Si riparte. Il tram corre, corre la strada, corre il buio, tutto corre veloce (?).
« Corre le rue, corre el paron,
corre la serva, corro anca mi! ».

Via Cornedo, Casa Bianchina e si affronta rabbiosamente di petto la salita dei Noni strepitando e sbuffando scintille. Ce la fà, o non ce la fà? Se ce la fa arriva in stazione sfiatato e si squaglia con un lungo sospiro vaporoso; se non ce la fa rincula e si ferma un po' prima del ponte, a mettere su pressione e poi parte ringhioso alla riscossa.
Ma ci fu una volta che successe un fatto notando. Una sera sul finire di not vembre, il convoglio aveva da poco lasciato Palazzetto, che uno schianto orrendo in macchina blocca tutto. Nelle carrozze succede « on repeton » maledetto, gli uni si sbattono contro gli altri, e giù pacchi sulla testa.