Che la città stia vivendo un progressivo decadimento non può essere negato da alcuno. Non può che essere così quando si chiude un ciclo storico, se non s’innestano nuove dinamiche. Non è vero che sia bello vivere a Valdagno, come si vuol far credere perché è una città fondamentalmente triste, ripiegata su se stessa, anche sotto l’aspetto religioso, anche se non mancano iniziative private peraltro circoscritte. Noi vogliamo fare integrazione con Schio; ma che motivi possono avere i nostri vicini per venire da noi?
Ricordare perché?
La Marzotto se ne è andata, ma ha lasciato notevoli risorse inutilizzate. Degli spazi, anzitutto. La grande fabbrica di Valdagno è in gran parte vuota. È possibile che pubblico e privato insieme pensino a qualcosa di nuovo su questo problema? Per dove passa il rilancio delle scuole superiori? È soltanto questione di edifici da utilizzare meglio?
Ricordare, ricostruire (celebrare?) i quarant’anni dal 19 aprile può essere perciò l’occasione per fare i conti con la nostra storia, aprire un dibattito, come si dice, a 360 gradi guardandoci dentro con sincerità e coraggio. Ma forse sarebbe meglio distaccarci anche dal mito del 19 aprile, alle cui gesta hanno contribuito più le spinte esterne che le iniziative delle forze valdagnesi e recuperare le motivazioni forti che hanno sostenuto l’azione più coordinata e consapevole della maestranze della Marzotto, del Sindacato e dell’Amministrazione Comunale nelle vicende del 1969 per ricercare nel tessuto civile della città (non più all’interno della fabbrica) la volontà, le energie e le spinte per progettare, senza ripiegamenti su un passato, che non tornerà più, il futuro di Valdagno.
Ciò sarà possibile solo se ci sarà la capacità di ripensare non solo al ruolo di Valdagno-città ma di vedere e capire il contesto territoriale e socio-economico all’interno del quale Valdagno è inserita. Ciò significa interagire con gli altri Comuni della Vallata, con Montecchio Maggiore, con la valle di Chiampo, con Schio, Malo e gli altri Comuni confinanti.
E significa anche riagganciare i rapporti con la Provincia, la Regione, e con quanti hanno compiti programmatori e decisionali che possono coinvolgere Valdagno e la vallata.
Tutta la vicenda e la pubblicistica ad essa legata sono state da me ricostruite nel mio volume: A Valdagno cade un monumento. 1968-1969 gli anni difficili della Marzotto, Valdagno, 1983