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di Giorgio Trivelli

Nel 1989 (giusto a 300 anni dalla Rivoluzione Francese) anche a Recoaro si celebrò un importante anniversario: i  300 anni della scoperta dell'Acqua Lelia. Giorgio Trivelli così ricordò quella data sul mensile "Appunti" - settembre 1989)

L'acqua della Fonte Lelia compie ufficialmente 300 anni, ma ai festeggiamenti per il compleanno ancora non si pensa.

Anniversari e ricorrenze, si sa, fioriscono in questa nostra epoca di revival e di celebrazioni come le margherite in primavera, e lustrati e rispolverati per l'occasione occhieggiando qua e là sulle pagine dei quotidiani, fanno capolino in coda ai tiggì, furoreggiano addirittura nelle locandine stagionali della grande metropoli così come del minuscolo paesetto. Pane della cultura, miele del richiamo turistico.

Millesettecentoottantanove. Come recitano i libri di scuola "il popolo parigino dava l'assalto alla Bastiglia". Qualche mese dopo, invece, il monte Rotolon sopra Recoaro precipita di colpo, sgretolandosi come un enorme palazzo minato alle fondamenta; intanto un francese poco interessato agli eventi rivoluzionari scopriva qualche formuletta e spiegava la natura della roccia che avrebbe preso il suo nome,la dolomia.Del primo fatto la Storia stessa si è incaricata di tramandare gli echi e anche gli sviluppi, così che di pubblicità se n'è fatta persino troppa.
Della scoperta di Dolomieu, nell'imminenza del secolo centenario, si parlerà a iosa, nel bellunese, nel trentino e non solo, stando a quanto riferiscono i media con un congruo anno di anticipo, e così per qualche sasso con il doppio carbonato di calcio e di magnesio mezza Europa che oggi conosce solamente Cortina imparerà altri nomi di località dolomitiche dai tetti aguzzi e dalle poche decine di anime che vivono con le loro zimmer e i prati verdeggianti e il torrente cristallino.

E del povero Rotolon, chi si ricorderà? E sì che si è fatto sentire, in quel piovoso novembre di due secoli fa. Fino a Vicenza, si dice. Una fama, un tantino sinistra, ribadita cent'anni più tardi, nel 1881, quando il materiale rovinò a valle devastando le contrade alte della Vaifredda e portando danni fin nel centro del paese. E di nuovo s'è fatto avanti un secolo dopo, nel 1985, quando la stampa nazionale e le reti di stato si sono occupate di lui per giorni e giorni.

Pare proprio che ci abbia pensato lui, Rotolon, a celebrare ì centenari, primo attore di questa terra recoarese che è stata ed è tra le più studiate d'Europa, se è vero che cento e più tesi di laurea, saggi, analisi e relazioni trattano la sua storia geologica e la sua conformazione. Che farà Recoaro nel 1989? Forse una pubblicazione? O una targa - ricordo? Oppure un convegno, magari piccolo piccolo, di esperti, di geologi, di ambientalisti? O forse - perché no? - niente! Non è che una vecchia frana, in fin dei conti. Le rocce di Dolomieu almeno sono ancora in piedi, hanno ragione a festeggiarle. E così, fino al prossimo scossone, gli imponenti silenzi dell'oblìo sovrasteranno Recoaro e la sua rossa incombente montagna di briciole.