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Milleseicentoottantanove. Indietro di un altro secolo. Ancora colore rosso nella terra di Recoaro. Questa volta è un'acqua a tingere d'oro i sassi su cui scorre. Un'acqua "forte" e benefica. Se ne accorge per primo - anche se le recoaresi ne sapevano già qualcosa - un nobile vicentin, il conte Lelio Piovene, che si intende dí chimica e di botanica ed ha amici all'Università di Padova.

L'acqua minerale è studiata analizzata, raccomandata per le cure di certe malattie a quel tempo piuttosto diffuse. E' l'inizio dell' "evo moderno" per la piccola comunità recoarese. Cambia la sua storia, la sua fisionomia; si profila nel volgere di qualche tempo il volto turistico e termale di quella che diventerà una delle stazioni più rinomate del continente.

Che farà Recoaro nel 1989? 0 meglio: che cosa presumibilmente sí organizzerà a Recoaro per celebrare il terzo centenario della scoperta delle sue acque minerali? Pessimisticamente, nulla. Ottimisticamente, molto poco. Non diciamo questo per partito preso, né per spirito polemico. Documentiamo. Il comitato che gestisce la biblioteca civica di Recoaro aveva suggerito (2 novembre 1987) alla locale pubblica amministrazione di darsi subito da fare per un programma adeguato di iniziative e manifestazioni che potesse divenire occasione per rilanciare l'immagine termale e culturale di Recoaro su scala nazionale e addirittura europea. Si proponeva a tale scopo la costituzione di un comitato scientifico e di uno tecnico finalizzati ad approntare il piano dei finanziamenti e delle relazioni. Una risposta era venuta (23 febbraio 1988) e consisteva nella riduzione

dei comitati da due a uno forse perché, nell'ottica del risparmio imposta dalle precarie condizioni finanziarie in cui versano gli enti locali si è pensato bene di "tagliare" i comitati come si fa con le spese. Sei milioni per materiale di cancelleria? Troppo! Ridurre a tre, ordine del tal assessore. Due comitati? Tagliare! Basta uno, che oltrettutto è anche più vicino allo zero.

E intanto è venuta l'estate '88, e di comitati non si parla più né di due né di uno il che probabilmente finirà con l'evitare grattacapi e fastidi un po' a tutti; e al 1989 manca una manciata di mesi, poca cosa per imbastire un qualsivoglia serio programma di un certo respiro. Ma tant'è, che cosa si pretende? Mica siamo a Firenze o a Venezia o a Spoleto, dove inventano di tutto perché "hanno i miliardi". E così stiamo - e staremo - a guardare: i duecento anni di Dolomieu, i cent'anni di Ungaretti, di De Chirico, della Domenica del Corriere, del trattato con il Negus e via celebrando. E meno male che lo Stock 84 ha già felicemente superato il traguardo del secolo; sarebbe stato umiliante soggiacere al compleanno digestivo, con l'acqua minerale che compie trecent'anni.