Per capire bene l'iscrizione, bisogna scomporre l'iscrizione in tre frasi che si interrompono ognuna dopo la corrispondente data:
D.O.M. (Deo Optimo Maximo- A Dio Perfetto e Sommo) "Dedicato (il tempio) alla gloria di S. Maria nel 1212. Essendo sommo pontefice Eugenio IV, fu affidato alla solerzia dei Canonici Regolari Lateranensi nel 1445. Reso più bello (restaurato) dalle cure degli stessi (canonici) nel 1762".
In una tavoletta poi, sopra la porta stessa, sono annotate le indulgenze plenarie concesse dal Sommo Pontefice Pio VI in parecchi giorni dell'anno a quelli che, confessati e comunicati, visitassero questa Chiesa.
Questa Chiesa ha due altari: il maggiore porta una antica venerata immagine di Sant'Anna con Maria Bambina che fu fatta dipingere da Giorgio Corbito di Vicenza nell'anno 1483. Molti credono che l'immagine raffiguri la Madonna col Bambino Gesù, ma è interpretazione erronea. La tela in questione fu ritoccata all'inizio del secolo prima che giungesse a Maglio di Sopra Don Anselmo Maule, primo parroco di Maglio, ora sepolto proprio a S. Maria. Don Anselmo fece eseguire molti restauri in tempi distinti, nel periodo 1945-1950 consistenti in un nuovo pavimento di marmo, nell'aggiunta delle balaustre e dei gradini dell'altare della Madonna.
ln questi ultimi anni, importanti opere di ristrutturazione e di manutenzione (riparazione del campanile, rifacitura del tetto, costruzione dei gabinetti,
ecc)., furono eseguite dal parroco di Maglio Don Alfonso Zecchin che ha ravvivato la devozione a Santa Maria anche con un periodico intitolato "La Voce di Santa Maria". Tale periodico ha una diffusione anche fuori provincia. Recentissimo e felicemente riuscito è il restauro del capitello, alla base della scalinata, ad opera degli alpini della zona che offrirono con generosa passione gratuitamente lavoro e finanziamenti. Un cenno particolare va fatto anche al parcheggio nelle prossimità della contrada. Questa opera fu variamente e polemicamente giudicata per la sua ristrettezza, ma da tutti apprezzata perché rispetta l'ambiente naturale e architettonico.
Leggende e tradizioni
Intorno al colle di Paninsacco di leggende ne son fiorite molte e qualcuna ha anche vinto l'aspra fatica dei secoli ed è giunta fino a noi.
Una leggenda popolare ci narra dell'apparizione di una luminosa figura di donna celeste dietro la quale, in lungo corteo, venivano austeri patriarchi dalle candide barbe fluenti, a capo coperto e ceri accesi e chinando lo sguardo a terra, scandivano lente le preci alternandole a cori sommessi. Altri vorrebbero che Paninsacco non fosse che la correzione di Panisacco, e la leggenda dice che il colle era un tempo sede di una tribù di antichi pastori pagani i quali dedicarono il luogo solitario alle loro deità. La tradizione leggendaria trae certo il motivo di questa versione dal fatto che i pastori pagani adoravano il dio Pane, simulacro del quale era forse stato eretto sul colle.
Una terza leggenda si ricollega ai tempi delle lotte e della guerra tra le fazioni. Narra che durante un assedio, quando ormai gli assedianti si ritenevano sicuri della capitolazione del castello, dato che nessun rifornimento di cibo si era potuto trasportare tra le loro vigilanti schiere, i difensori della rocca ricorsero ad uno stratagemma. Raccolto il poco pane rimasto al castello, ne empirono un sacco e lo gettarono tra le file degli assedianti. Alla vista di quel fardello gettato con fiero disprezzo, gli assedianti pensarono che entro le mura vi dovesse regnare l'abbondanza e abbandonarono così la valle, sfiduciati ormai dalla lunga inutile attesa.
Ma queste sono leggende su cui la tradizione popolare si è sbizzarrita lungo i tempi.