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Di Federico Cabianca

Diversi sono i motivi per cui la pieve di san Martino di Brogliano è degna di essere menzionata: è l’edificio più antico della Valle dell’Agno; è stata la pieve della valle, la chiesa madre di tutte le parrocchie della vallata che da essa sono derivate; sullo spigolo sinistro della costruzione è inglobata una pietra di grande interesse storico, senz’altro più antica della  chiesa stessa, con la rappresentazione da una parte di un personaggio,  forse un guerriero longobardo, e dall’altra di due pavoni che stanno bevendo ad un cantaro; al suo interno racchiude reperti di grande interesse storico-artistico.

L’ambientazione storica: il periodo romano

La chiesa sorge in un luogo dove in età romana esisteva un pagus, un villaggio; infatti lungo il torrente che  interessa questo territorio, a qualche decina di metri,  è stata trovata una lapide databile tra il secondo ed il terzo secolo d.C., quindi non molto prima del processo di cristianizzazione della valle, dedicata al duoviro edile Lucio Heio Calaesio e alla moglie Gallia Quartina Seconda. Il fatto che L. H. Calaesio sia definito duoviro della tribù Collina fa supporre che fosse a capo di una comunità che non godeva ancora dei pieni diritti di cittadinanza romana: Vicenza , come tutte le comunità con pieno diritto di cittadinanza romana, era governata da quadrumviri e apparteneva alla tribù Menenia.

Questo ci porta a supporre che siamo in un comprensorio dove erano presenti tribù precedenti la romanizzazione, forse i cosiddetti Euganei di cui ci parlano Plinio e Catone; inoltre, poiché altre due lapidi riguardano due personaggi detti “Dripsinates”, considerato che vi è una indubbia assonanza tra “Dripsinates” e Trissino, località abbastanza vicina al sito in questione, non siamo molto lontani dalla realtà se ipotizziamo che ci si trova in quest’area culturale.

La cristianizzazione

Sappiamo come è avvenuta la diffusione del Cristianesimo alle origini: prima ha interessato le città per poi di qui irradiarsi nelle periferie, nei borghi, nei villaggi, nelle campagne.

In città sorse la cattedrale e lì accanto era la casa dei sacerdoti che vivevano in comunità con a capo il vescovo che nella cattedrale aveva la cattedra; essi officiavano nelle diverse cappelle urbane e suburbane per poi allargarsi verso realtà più lontane. In seguito dalle cattedrali si emanarono nei borghi più lontani le pievi, centri dei territori circostanti con comunità di sacerdoti e chierici che solitamente vivevano in comune attorno al sacerdote più anziano, l’archipresbyter, ma che lentamente si staccarono per andare a vivere dove sorgevano cappelle limitrofe da esse derivate: sorsero così a volte nuove pievi e da queste ultime le parrocchie.

Ciò avvenne anche per la Valle dell’Agno che dapprima come pieve faceva riferimento alla chiesa di santa Maria di Montecchio Maggiore dalla quale derivò più tardi la pieve di San Martino, ora nel territorio comunale di Brogliano: in essa si celebravano le festività più importanti dell’anno, si somministravano i battesimi, si svolgevano i funerali e, dal punto di vista civile, nel suo sagrato, o anche al suo interno, con il maltempo si riuniva la comunità per le decisioni più importanti. Poi nei borghi circonvicini cominciarono a sorgere delle cappelle officiate dapprima dai religiosi della comunità centrale che pian piano però presero a staccarsi e ad organizzarsi in forma autonoma continuando a riconoscere alla chiesa madre, la pieve di San Martino, alcune prerogative anche economiche.