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La pieve: la struttura

L’attuale chiesa, posta su un dosso, una piccola altura poco discosta dal corso del torrente Agno, così come si presenta, nella struttura essenziale, è forse del 1100 – 1200, e probabilmente è un rimaneggiamento di una precedente il Mille.

A conferma ricordiamo la relazione di una visita del vescovo Michele Priuli del 1580, dove, se l’interpretazione è esatta, si dice che essa presentava due absidi, caratteristica questa di chiese vicentine sorte attorno al 900-1000, se non già dell’ottocento. Non è la prima chiesa presente sul luogo poiché nel 1938, dopo il ritiro dell’acqua del torrente, che era esondato, furono portati alla luce i resti di una chiesa precedente, sorta probabilmente durante l’insediamento longobardo: come i Longobardi si siano insediati e come si siano inseriti nella comunità preesistente non è dato sapere.

Fu forse proprio in seguito a esondazioni dell’Agno che fu deciso di edificarla un po’ più in alto. All’esterno si presenta in modo non molto elegante a causa anche di manomissioni avvenute nel tempo, tra cui, in facciata, l’estendersi dell’unico spiovente che va ad appoggiarsi ad una struttura campanaria piuttosto pesante: sullo sviluppo del corpo della fabbrica gli spioventi sono due.

Degna  di nota è una pietra angolare scolpita che compare sullo spigolo sinistro della facciata raffigurante un personaggio dai capelli lunghi e diritti divisi sul capo da una discriminatura centrale, con veste che arriva fin sotto le ginocchia e con lancia in mano: si tratta probabilmente della rappresentazione di un guerriero longobardo, così come è descritto da Paolo Diacono nella sua storia dei Longobardi; sull’altro lato compaiono due pavoni uno di fronte all’altro con la testa sopra un piccolo cantaro. Il manufatto proviene quasi certamente dalla cappella distrutta dalle acque impetuose del torrente.

L’interno

L’interno è più armonioso, con un’unica navata con copertura a capriate ed è subito individuabile lo stile romanico. Un’ampia apertura con arco ribassato affiancata da due altari divide la navata dall’abside, dove contro la parete terminale è appoggiato l’altare maggiore sul quale si officiava fino alla recente riforma introdotta dopo il Concilio vaticano II.

Un altro altare è posto in una cappella che si trova a tre quarti della parete sinistra: tutti questi altari sono di stile barocco. La controfacciata presenta una piccola finestrella e a destra, a due metri circa da essa e dalla parete laterale, una bella colonna romanica che sorregge l’angolo interno del campanile da cui partono due archi a tutto sesto a sorreggere le due pareti che iniziano all’interno della chiesa, mentre le partenze delle altre due sono incorporate sulle murature della facciata e della parete destra.

Oltre le balaustre che delimitano l’abside è posto un bellissimo altare settecentesco che anteriormente presenta ai lati due angeli scolpiti e nella parte centrale, su una campitura chiara, una esposizione di fiori dipinti e al centro una forma ottagonale con il dipinto di san Martino che dona parte del mantello ad un povero.

L’altare è sormontato da un bellissimo tabernacolo che sul retro riporta la data del 1672 e il nome dell’autore. Fino a qualche decennio fa c’erano anche dei candelabri altrettanto belli, pure coperti da doratura, che però sono stati trafugati e mai più rinvenuti. Attaccata alla colonna che sorregge un angolo del campanile c’è una pietra a 12 facce alta circa 50 cm.; sulle facce sono scolpite delle piccole porte: è evidente l’intento simbolico del manufatto che va attribuito ad epoca piuttosto antica. Il 12 è un numero molto presente nella bibbia: 12 sono le tribù ebraiche, 12 gli apostoli, 12 le porte del paradiso, ecc.