di Franco Rasia
POLICARPO da VALDAGNO al secolo CROSARA NARCISO (1907- 1989) è una figura poco conosciuta ma che ha lasciato una grande testimonianza soprattutto come cappellano militare in Russia, una esperienza che l'ha guidato per il resto del suo servizio pastorale
Nato a Piana di Valdagno il 14 gennaio 1907 da Domenico, agricoltore, e da Elisa Campanaro. Frequenta le scuole elementari a Valdagno e all’età di dodici anni entra nel convento dei Servi di Maria a Verona dove frequenta le cinque classi del ginnasio. A Thiene frequenta il liceo classico e dopo aver concluso gli studi teologici a Venezia viene ordinato sacerdote, il 2 febbraio 1930.
Padre Policarpo da Valdagno esprime ai suoi superiori il forte desiderio, senza essere accontentato, di andare in Africa Orientale come cappellano militare al seguito delle truppe di occupazione, così pure gli è negata la richiesta di essere mandato in Spagna dove si combatteva la sanguinosa guerra civile.
Nel 1939 diventa cappellano dell'ospedale civile di Venezia. Nel 1942 durante la Seconda Guerra Mondiale è arruolato nel battaglione Tirano della divisione alpina Tridentina. Il 21 luglio il battaglione parte per il fronte russo e padre Policarpo raggiunge la prima linea sul fiume Don.
È sempre presente nelle postazioni più avanzate per portare il suo incoraggiamento e la sua assistenza spirituale; la pietà cristiana per i caduti lo vede impegnato in rischiose azioni notturne sotto il fuoco delle pattuglie nemiche; in un’isba distrutta recupera un’icona della Madonna Addolorata. Durante la ritirata viene ferito sul costone che scende verso Nikolajewka; per il suo comportamento al fronte e durante la ritirata riceve due Medaglie di Bronzo ed una Croce di Guerra al Valor Militare.
Nell'aprile del ‘43 è ricoverato all'ospedale militare di Gemona del Friuli per curare il congelamento e la ferita; a fine settembre 1943 padre Policarpo è prigioniero dei Tedeschi nel campo di concentramento di Kuestrin in Polonia, accanto ai soldati del suo battaglione Tirano.
La sua opera umanitaria non si limita agli ufficiali ed ai soldati italiani, ma si rivolge anche ai prigionieri russi, rinchiusi nello stesso lager; il campo sarà liberato dall'Armata Rossa l'8 maggio 1945.