Cosa interessava loro la posta, il telegrafo? Lo scrivere li faceva sudare una camicia. Gli affari si concludevano sempre per bocca, e basta. Carte e firme alla larga, tutta roba che ti porta dagli avvocati.
« Sta meio on sorze in l'oca al gato
che on cristian in man de
on'avocato! ».
Cristofolettí con la trombetta suona la chiamata. Anche la macchina fischia all'occorrenza. Si riparte. Il tram corre, corre la strada, corre il buio, tutto corre veloce (?).
« Corre le rue, corre el paron,
corre la serva, corro anca mi! ».
Via Cornedo, Casa Bianchina e si affronta rabbiosamente di petto la salita dei Nori strepitando e sbuffando scintille. Ce la fà, o non ce la fà? Se ce la fa arriva in stazione sfiatato e si squaglia con un lungo sospiro vaporoso; se non ce la fa rincula e si ferma un po' prima del ponte, a mettere su pressione e poi parte ringhioso alla riscossa.
Ma ci fu una volta che successe un fatto notando. Una sera sul finire di novembre, il convoglio aveva da poco lasciato Palazzetto, che uno schianto orrendo in macchina blocca tutto. Nelle carrozze succede « on repeton » maledetto, gli uni si sbattono contro gli altri, e giù pacchi sulla testa.
Cos'è, cosa non è, tutti corrono. La macchina è di traverso sulle rotaie, coricata di fianco, soffiando come un mostro abbattuto. Il fuochista, nero come uno scarafaggio, con uno stoppaccio acceso, col macchinista, guarda dentro fra le ruote.
Si alzano: « Se ga roto el roncon! ». Nessuno sa cosa sia « el roncon », ma tutti hanno « la sua » da dire.
Un ferro così grosso a rompersi! Ma cos'è, com'è? È quel ferro come un braccio che « para le rode ». Non si potrebbe attaccarlo, magari con del « fin de fero » tanto da arrivare fino a Valdagno. Sì, ma poi chi mette in strada la macchina?
Assediano il povero Cristofoletti: E noialtri cosa femo, dove andemo? Voialtri? Rangève! E il biglietto pagato, e il rimborso? Non si ricevono le lagnanze, l'ufficio è chiuso. Domani mattina presentarsi dal capostazione. I bagagli saranno custoditi e consegnati col prossimo treno successivo. Per adesso niente da fare!
Per darsi da fare tornano tutti al Palazzetto ch'è lì a poche centinaia di metri. Nessuno si fida partire solo. Hanno paura del buio, dei cani, dei fantasmi nella notte, che a quel tempo ci credevano molto.
Per darsi coraggio bevono tutti. Il vino è una gran medicina. Basta leggere le allegre vicende del patriarca Noè.
Ma tutta la notte a Palazzetto non si può stare. Sí decidono a farla a piedi. Fino a Valdagno con un'oretta e mezza se la fa, salvo il beneficio delle fermate obbligatorie.
Partono, non c'è luna, si sprofondano nel buio, seguono la pista della inghiaiatura stradale, che a mala pena si intravvede. Man mano che si prende l'occhio si avanza più sicuri. Qualcuno che all'occorrenza ha bevuto un po' dí più, attacca i bagoli. Si comincia a cantare. Tanto anche se si piange non si rimedia a nulla!
Ridono anche i « bastian », anche se le donne cominciano cantare. Si sente qualche voce d'allarme: Ehi! sior, el diga, su co le man! Senza ferale gnente da fare. Camminano. Caso strano son tutti allegri.
« Da Milan se va a Torin
sempre viajando in caretin.
Amore, amore, amor
la rosa la xe on bel fior! ».