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Luigi Pierobon (Cittadella (Pd) 12 aprile 1922 – Padova 17 agosto 1944), nome di battaglia “Dante”, partigiano cattolico, appartenente alla Fuci di Padova, fu insignito della medaglia d’oro al valor militare. Dopo il 25 luglio del 1943, abbandonò l’esercito per aderire alle formazioni partigiane che andavano formandosi nel vicentino, salendo sui monti sopra Recoaro, dove fu protagonista di parecchie operazioni di battaglia. Venne catturato a Padova il 15 agosto 1944, da un manipolo di miliziani della Repubblica Sociale Italiana, probabilmente informati da un delatore. Posto in stato d’arresto e condotto in prigione, venne sottoposto a diversi interrogatori per indurlo a rivelare notizie utili alla individuazione delle cellule dei partigiani presenti sull’alta valle dell’Agno. A nulla valsero le torture a cui fu sottoposto dai suoi aguzzini. Il 17 agosto 1944, a seguito della morte per mano partigiana del colonnello della Rsi Bartolomeo Fronteddu, comandante del battaglione volontari di Sardegna, venne emanato l’ordine di rappresaglia con l’indicazione di condannare a morte dieci prigionieri. Nella lista era presente anche il nome di Luigi Pierobon. In attesa del supplizio chiese l’assistenza spirituale di un sacerdote. Al parroco che giunse sul posto domandò il necessario per poter comporre un’ultima lettera da indirizzare alla famiglia. Oltre a salutare tutti i suoi cari, descrisse i suoi ultimi momenti di prigionia: «Ho appena fatta la SS. Comunione. Muoio tranquillo. Il Signore mi accolga fra i suoi in cielo. È l’unico augurio e più bello che mi faccio. Pregate per me». Venne fucilato al petto, e davanti al plotone di esecuzione, nell’ultimo tentativo di offrirgli salva la vita in cambio della sua collaborazione, rispose con serena fermezza: «Siete servi venduti. Noi moriamo per l’Italia».

La memoria di Luigi Pierobon è stata fatta propria dalla Democrazia Cristiana che a Valdagno gli dedicò la sede di piazza del Mercato. Mentre la città di Valdagno ne ha onorato la memoria con l’intitolazione del percorso ciclo pedonale che collega viale Regina Margherita con via Zara, all’altezza del cimitero. Un libro, oramai introvabile, edito da Neri Pozza (1967) e scritto da Lanfranco Zancan “Luigi Pierobon martire della Resistenza”, ne traccia un profilo.

 

       

 

Antonio Giuriolo (Arzignano (Vi) 12 febbraio 1912 – Lizzano in Belvedere (Bo) 12 dicembre 1944), fu capitano dell’esercito, e insignito della medaglia d’oro al valor militare. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 aderì alla Resistenza veneta. Il 12 settembre 1944 scrisse su – “Giustizia e libertà”, il foglio clandestino del Partito d’Azione veneto: «La guerra è finita contro le potenze anglo-sassoni, ma in Italia ci sono ancora i tedeschi. Questi barbari odiatissimi hanno ormai chiara la consapevolezza della loro inevitabile sconfitta; ma vorrebbero associare anche noi alla loro folle corsa verso la rovina e l’annientamento» […] «Oggi più che mai la nostra coscienza di uomini e di italiani ci impone un preciso e sacro dovere; i nostri nemici mortali, i fascisti e i tedeschi, hanno gettato la loro maschera: occorre ora colpirli, decisamente, per la nostra salvezza presente e futura».